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sabato 1 marzo 2014

Introduzione a Ludwig Feuerbach

Opere principali

Essenza del Cristianesimo, Principi della filosofia dell'avvenire.
Feuerbach pone importanza alle tematiche del corpo in quanto oggetto concreto. Il pensiero diventa attributo, non più predicato del discorso filosofico. Precursore della filosofia della nutrizione (l'odierna nutrigenomica) ambito secondo lui condizionato dalla situazione socio-economica di una cultura; famosa la sua affermazione: "l'uomo è ciò che mangia".

Critica alla religione


La religione viene considerata la prima autocoscienza dell'uomo; essa permette di riconoscere se stessi ma bisogna realizzare che la realtà esterna che circonda l'uomo in realtà è l'uomo stesso (questo processo di autocoscienza porta all'ateismo). La religione è un'antropologia capovolta. Ogni religione vede nella precedente una idolatria; in realtà ogni religione accusa le altre di difetti che appartengono anche a chi muove questa accusa. Tutte le religioni esternano le qualità interne dell'uomo. Volere e potere non sono proporzionati nell'individuo, troppo volere poco potere. 
La dipendenza dalla natura porta a vedere le divinità immerse negli elementi naturali che ci circondano.

Ateismo

La religione è uno stato patologico in cui l'uomo attribuisce a Dio le sue qualità migliori. Ipostatizzazione: Dio è reso sostanza, ovvero si trasforma nella caratteristica umana; l'essenza religiosa si risolve in quella umana. Dio da soggetto diventa predicato; Dio è risolto nell'uomo. Capire questi concetti, per Feuerbach, è un atto teoretico, conoscitivo.

lunedì 22 luglio 2013

L'assoluto nella religione per Hegel

Nella religione l'assoluto è rappresentazione e in quanto tale è una metafora del concetto. Le rappresentazioni hanno ancora tratti sensibili (provenienti dall'arte) e procedono in modo adialettico, giustappongono elementi (le cose sono affiancate senza un particolare ordine o particolari collegamenti). La religione è viziata dalla temporalità, è il secondo stadio dialettico dell'assoluto. I dogmi sono forme più basse di verità filosofiche; la religione segue la provvidenza dove la filosofia segue la razionalità. L'assoluto nella religione è mostrato in forma storica, contingente (per la filosofia invece si esce dal tempo verso l'eterno).
 La filosofia deve riconoscere la religione e il pensiero di ogni tempo contestualizzandoli; Hegel riconosce 4 stadi nella storia della religione. Il primo stadio è la religione naturale in cui Dio è immerso nella natura che circonda l'uomo; le forme più alte si trovano nell'induismo e nel panteismo. Il secondo è caratterizzato da un Dio che è spirito libero ma ancora in ambito naturale; esempi sono la religione persiana, siriana ed egiziana. Nel terzo stadio Dio prende sembianze umane come nel giudaismo e nelle religioni greco-romane. Nel quarto stadio caratterizzato dalla religione cristiana Dio è puro spirito infinito.

domenica 21 luglio 2013

Hegel: la concezione dell'arte

L'arte secondo Hegel permette la consapevolezza di sé attraverso il sensibile; l'idea è incarnata nell'opera, ovvero il soggetto è già spirito naturalizzato. Individua tre stadi dell'arte: simbolica, classica, romantica. Il primo è caratterizzato da un eccessivo uso di materia ma da una povertà di spiritualizzazione, è un primo passo in quanto il simbolo (materia) è necessario per il messaggio. L'arte classica è contraddistinta dall'armonia tra materia e spirito. L'ultimo stadio romantico presenta uno squilibrio inverso al primo caso: in questo caso viene usata poca materia ma con un messaggio molto concentrato e profondo.
Si può vedere un parallelo con le arti rappresentative dei vari momenti: l'architettura per prima, seguita dalla scultura che trova l'equilibrio fino ad arrivare alla musica che racchiude il suo messaggio in un niente di materia. I giorni dell'arte greca belli e armoniosi sono finiti, ma non è un aspetto negativo, semplicemente un nuovo inizio.

Kierkegaard: l'attacco alla filosofia di Hegel

Kierkegaard afferma che Hegel privilegia l'universale al singolo e quindi compie una filosofia pagana. La filosofia deve essere soggettiva non oggettiva, perchè chi filosofa fa una riflssione in cui è egli stesso coinvolto. "Hegel ha costruito un castello e poi è andato ad abitare in un fienile". Hegel viene criticato per il suo panteismo (rapporto finito e infinito); Kierkegaard predica la differenza assoluta tra finito e infinito (Dio trascendente). Non esistono mediazioni nella vita pratica ma solo nel pensiero.

giovedì 13 settembre 2012

Kierkergaard: la filosofia dell' esistenza

La vita è possibilità non necessità. La morte è uno scoglio insormontabile. La scelta chiude le altre strade della vita. Tre stili (stadi) di vita (no dialettica): estetico, etico, religioso. Kierkegaard spiega ogni stadio attraverso un personaggio rappresentativo e un modo di vivere il tempo.
Lo stadio estetico è rappresentato dalla figura del seduttore Don Giovanni. In questo stile di vita si vive nell'attimo, si colgono tutte le differenze: tutto è occasione per fare nuove esperienze. Il seduttore è colui che riesce a cogliere le differenze; ogni attimo è speciale. Chi vive così però è condannato a vivere in un'uniformità di emozioni: ogni cosa da stupore; si arriva all'isterismo dello spirito. Il seduttore dovendo andare alla ricerca di esperienze sempre nuove vive l'angoscia: si trova difronte al nulla (assenza di determinazioni).
Lo stadio etico è caratterizzato dalla figura del marito fedele; si rimane fedeli alla scelta sia essa giusta o sbagliata, la scelta vive una continuità. Si crede di scegliere ma in realtà sono le occasioni che scelgono le persone. Si arriva a setenziare che è meglio scegliere il negativo piuttosto che non scegliere. L'uomo etico non può essere rimproverato da nessuno nemmeno da Dio. Questa presunzione di riuscire a salvarsi con le proprie forze è il male in senso religioso; si compie un atto di superbia, non si ha bisogno neanche di Dio (questo ha valore di peccato). L'uomo etico accetta ogni aspetto della sua vita, anche gli aspetti negativi; questo porta alla disperazione e quindi allo stadio religioso.
La vita religiosa pone la salvezza all'esterno dell'uomo. La verità non è assoluta ma particolare, singola, personale. La vita religiosa non è la sintesi degli stadi precedenti. Kierkegaard si abbandona al linguaggio che gli fa dire qualcosa di tragicoma forse relativistico: ogni individuo ha il suo punto di vista, non esiste un pensiero, un punto di vista superiore.Dal caos però emerge una convinzione, un qualcosa che corrisponde a Dio: la fede che prova Abramo verso Dio. C'è una contraddizione: Dio proette una stirpe ma ordina ad Abramo di uccidere l'unico figlio; la fede è assoluta solitudine della decisione, neanche la logica può aiutare.