Introduzione a "Dei Sepolcri"
Lunga poesia in endecasillabi sciolti (come le traduzioni di Eneide o Iliade); Foscolo la definisce una carme: poesia di tono letterario elevato, riassume un po' tutti temi che l'autore ha affrontato nella sua vita letteraria. Scritta in tempo breve e mai più ritoccata; pubblicata nel 1807 in occasione di un decreto napoleonico in ambito cimiteriale igienico: l'editto di Saint Cluis. In quell'occasione discute con Ippolito Pindemonte (a cui sono dedicati i sepolcri) traduttore dell'Odissea di Omero e si mostra disinteressato alla problematica del decreto; poi cambierà idea. È una poesia compressa quasi senza filo conduttore: testo incomprensibile secondo i primi critici. Foscolo si difende e prova spiegare il senso: cerca di capire il significato delle celebrazioni funebri partendo da una prospettiva stretta fino ad allargare la visuale ad un punto più generale.
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