Dei sepolcri
Per il morto i sepolcri sono una cosa inutile; un mausoleo non rende più piacevole la morte. Non si vede il sole e quindi non si ha la vita; parla ad Ippolito e dell'armonia dei suoi versi, dell'amore, tutt cose che con la morte non si sentono più. Che senso ha dunque distinguere le ossa dei morti con delle lapidi: anche la speranza non serve e se ne va dal sepolcro. Il tempo è un concetto fondamentale: è ciò che modifica continuamente tutte le cose senza possibilità di contrasto. Perché un uomo vivente dovrebbe privarsi dell'illusione di continuare a vivere dopo la morte quando si è vivi questo consola gli animi; si vive nei ricordi degli altri. C'è una corrispondenza celeste di sensi amorosi tra chi muore e il ricordo degli altri rimasti vivi; quando una persona muore ripercorre al contrario il percorso della nascita (ritorno nel grembo della madre terra). Quindi sotterrare il corpo è rimetterlo al suo posto; soprattutto se ricordato da una pietra e da un albero fiorito. Se uno non lascia il suo ricordo agli altri, il sepolcro non servirà a molto; anche se ci fosse la vita eterna non vedrà nessuno fermarsi alla sua tomba e ricordarlo (in passato si mettevano le tombe lungo le strade per far sì che il morto parlasse al viandante). Nell'editto si prevedevano fosse comuni con lapidi a parte. Viene evocato Parini come poeta satirico rispetto alla nobiltà (soprattutto milanese) che con la nuova legge sarebbe stato sepolto in una fossa: come avrebbe fatto la musa a riconoscerlo? Nel finale sia Parini che l'immagine del sole saranno riprese. Foscolo passeggia tra i cimiteri e vede che anche gli alberi sono depressi per la mancanza di singole tombe. Nomina compiendo un errore zoologico (colpa della doppia "u" nel nome di quest'uccello) descrivendola in modo mostruoso. Poi riprende il discorso dei sepolcri.
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