Niccolò Machiavelli - L'umiltà del fango del confino
Siamo nel 1513, Machiavelli ha finito il tempo del confino (al di fuori Firenze) ma decide di rimanere lo stesso in una sua casetta di campagna. Scrive una lettera ad un suo amico a Roma presso il Papa in cui racconta della sua situazione e che ha finito di scrivere "Il Principe". Nonostante non sia un'opera letteraria si sente la qualità della scrittura. Visto che le lettere erano facilmente smarribili dai corrieri le prime righe servivano di solito per fare il punto della situazione delle lettere ricevute ed inviate.
Machiavelli tira nel discorso la "Fortuna", ovvero quelle cose che non si possono controllare ma che ti possono cambiare la vita, per spiegare la sua situazione. Si parla dei piccoli episodi delle giornate che gli mantengono il cervello sveglio; nella sua giornata c'è anche spazio per le letture di Dante e Petrarca: c'è un contrasto evidente tra le azioni di intelletto e quelle all'osteria. Alla sera c'è il momento per lui centrale in cui dialoga nel suo studio con gli antichi autori dopo aver smesso i vestiti sporchi del giorno e ne indossa altri degni di una corte reale.
Questa lettera è importante poichè sottolinea lo stretto rapporto che per l'autore la realtà concreta ha con la cultura classica; realtà effettuale: non bisogna analizzare l'ideale di un concetto ma ciò che è nella concretezza. Cita Dante per dire che "non si è letto un libro se non lo si è capito", questo per introdurre il "De Principatibus" e subito dopo il titolo trascrive quasi fedelmente le prime righe del libro. Non può andare a trovare il suo amico a Roma perchè una volta lì dovrebbe incontrare nemici della famiglia Medici che se venisse a sapere dell'incontro, una volta che Machiavelli fosse tornato a Firenze, lo imprigionerebbe. Quindi chide al suo amico se quella famiglia nemica dei Medici sia a Roma che in caso potrebbe andare a trovarlo. Machiavelli continua dicendo che i Medici dovrebbero servirsi della sua esperienza sul campo cominciando anche dai lavori più umili ("voltolare un sasso": prendere un sasso asciutto, gettarlo nel fiume e tirarlo fuori bagnato).
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