1848 in Italia
Prima rivolta a Venezia il 17 marzo con Manin e Tommaseo (il primo è un avvocato appena uscito di prigione il secondo un poeta) che dichiarano la Repubblica di San Marco. Il 18 marzo insorge Milano con Cattaneo in testa: viene costituito un governo provvisorio e Radetzky ritira le sue truppe entro il quadrilatero; le rivolte si allargano anche a Parma e Modena dove i ducati vengono cancellati. In questi due anni (1848-1849) ci sono due fasi principali della rivolta: la prima dal 23 marzo al 9 agosto 1848 e la seconda dal 20 marzo al 24 marzo 1849; nella prima del 1848 si possono individuare altre due fasi: quella in cui il Piemonte è alleato con i Borboni, Leopoldo di Lorena e il Papa contro gli austriaci (fase federalista) e la seconda in cui il Piemonte rimane da solo (fase sabauda). Il Papa nella prima parte è in una situazione ambigua poiché attacca gli Asburgo che erano cattolici. Carlo Alberto è pressato dai liberalisti, dalle mire espansionistiche della casa Savoia e dalla paura di rivolte nel proprio regno: quindi per accontentare tutti attacca l'impero asburgico per riconquistare la regione del Lombardo-Veneto. Cattaneo è contrario all'aiuto piemontese perché quel regno è più retrogrado dell'impero asburgico, i Mazziniani invece vogliono quest'intervento per liberarsi in tanto dell'Austria. Gli alleati del Piemonte incominciano ad avere dubbi a partire da Pio IX, poi si stacca Leopoldo e alla fine Ferdinando di Borbone. Rimasto solo il Piemonte con un gruppo consistente di volontari (in particolare studenti toscani famosi per le battaglie di Curtatone e Montanara) riescono ad ottenere vittorie a Goito e Peschiera. Con la sconfitta di Custoza però il Piemonte è in ginocchio e richiede l'armistizio agli Asburgo firmato per conto di Carlo Alberto dal capo di stato maggiore a Salasco.
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