Libro 3, versi 830-846, 847-893
"Quindi la morte non è niente per noi e non ci riguarda a condizione che la natura dell'anima sia mortale. E così come in passato non abbiamo sentito dolore mentre venivano per combatterci i cartaginesi, quando tutte le cose sconvolte dal tumulto della guerra tremarono sotto l'alto cielo e quando in dubbio c'era la vittoria, tutti gli uomini si domandavano chi avrebbe avuto il potere di terra e mare, così quando noi non saremo, quando si saranno staccati corpo e anima dai quali noi siamo creati come unità, possiamo star certi che a noi quando non saremo non accadrà nulla che possiamo percepire, sia che il mare si mescoli la terra o al cielo. E anche se dopo che l'anima si sia separata si ammetta di sentire qualcosa, non riguarderà noi perché siamo unione di anima e corpo, le sensazioni solo dell'anima non ci riguarderanno."
Prima di esistere non sentiamo nulla e così non sentiremo nulla una volta morti poiché l'unione anima corpo è dissolta. Si può anche supporre che gli atomi tornino a formare la stessa combinazione: ciò non ci riguarda perché si è perso il ricordo. Se si ha paura della decomposizione del corpo non si crede totalmente alla morte: inconsciamente si crede che qualcosa sopravviva. Lucrezio insiste molto sulle figure macabre: sembra quasi che sia lui ad avere più bisogno di rassicurazioni sulla morte.
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