Per capire se è imperativo categorico bisogna chiedersi se una certa legge fosse naturale: la razza sopravviverebbe? l'umanità migliorerebbe?
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Sono tre: libertà (in relazione con il "tu devi"), l'immortalità dell'anima e l'esistenza di Dio (dal punto di vista pratico). La vita morale ha senso se esiste un Dio e l'anima è immortale. Kant non nega ciò che aveva detto nella Critica della ragion pura. Sommo bene e bene supremo: il primo è la somma di virtù e felicità (intesa come non determinante l'azione, è una conseguenza), il secondo è la virtù di vivere secondo la legge morale. Chi vive con virtù si rende degno della felicità, la merita. La felicità però non è una conseguenza necessaria della virtù; quindi bisogna supporre che si venga ripagati dopo la morte: c'è quindi una "seconda vita" e un dio dispensatore di felicità. L'uomo è un essere duale: ragione e volontà; cerca di tendere verso la ragione-dovere, ma questo percorso è infinito altrimenti l'uomo coinciderebbe con Dio. L'uomo cerca all'infinito la libertà (dall'empirismo della natura sensibile) che dipende dal dovere. L'idea romantica di infinito viene da Kant: sehnsucht ovvero il desiderio di desiderare, la tensione infinita del desiderio. Gli idealisti diranno che questa infinitudine pervade l' "Io penso" che diventa creatore dei noumeni.
Le verità religiose sono fondate sulla morale: si parla di fede razionale (questa è una visione molto illuminista di Kant). Il dualismo dell'uomo e del mondo: fenomenico nella Critica alla ragion pura, noumenico nella Critica della ragion pratica a riguardo dell'etica.
Kant chiude con l'illuminismo e apre al romanticismo nella Critica del giudizio; i romantici cercano l'unità là dove c'è frattura.
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