Libro 5, versi 146-155, 156-164, 165-173, 174-194
"Quindi le cose stanno in maniera diversa da quanto credi ovvero che le sante dimore degli dei siano in qualche parte del mondo. Infatti la natura degli dei appare di gran lunga remota alla forza dei nostri sensi e del nostro animo; le cose che sfuggono ai nostri sensi non possono nemmeno intervenire in modo tangibile presso noi. Perciò anche le loro sedi devono essere diverse dalle nostre poiché i corpi degli dei sono in forma diversa; comunque spiegherò ciò in seguito." L'ultima affermazione è falsa: sembra che Lucrezio non sia riuscito a scrivere il finale in cui parla di questo argomento. Un finale di questo genere sarebbe stato perfetto (creando una simmetria con l'inizio): è possibile che sia andato perduto o che Lucrezio si sia suicidato prima di scriverlo.
Credere che un creatore abbia creato tutto è follia.
"Infatti quale ricompensa possono sperare dalla nostra riconoscenza degli dei beati e immortali? Quale nuovo fatto gli avrebbe spinti a creare gli uomini? Infatti se qualcuno desidera qualcosa di nuovo vuol dire che prima era in una situazione negativa ma loro sono perfetti e felici, infatti a colui al quale non è mai accaduto qualcosa di negativo, quale amore di novità lo spingerebbe a cercare cose nuove?"
E noi cosa ci abbiamo guadagnato? Viviamo bene finché abbiamo piacere, altrimenti desideriamo solo che il periodo brutto finisca; in riassunto se non ci avessero creato staremmo meglio. Se gli dei non avevano esperienza della vita, come sono riusciti a crearla? Molto probabilmente siamo frutto del caso, di un'eternità di infinite combinazioni tra atomi. A Lucrezio non interessa chi ha creato gli atomi perchè qualsiasi dimostrazione in questo ambito è falsa e non praticabile.
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