Operette morali - dialogo della natura e di un islandese
L'islandese cerca di fuggire la natura e dà le sue motivazioni. Il protagonista afferma che la vita non ha senso, è vana: gli uomini combattono per piaceri che non dilettano e beni che non giovano. Lui vorrebbe evitare di soffrire: pensa di isolarsi dagli altri uomini. Ci prova e afferma che non c'è nulla da fare: bisogna smettere di vivere in società. Si prova a cambiare luogo: forse la natura ha creato l'uomo per vivere in un certo posto ma lui non ha ascoltato; probabilmente la natura non ha creato il mondo per l'uomo. Sembra che sia la natura la nemica vera degli uomini; non ci permette di vivere tranquillamente e ci fa anche invecchiare. La natura risponde semplicemente che l'uomo non è al centro del mondo; la natura può fare quel che vuole dell'uomo. Alla natura non interessa l'uomo più di qualsiasi altra specie. L'islandese allora dice che l'uomo è stato messo al mondo dalla natura che quindi ha almeno il dovere di non far soffrire l'uomo. Altrimenti non faccia nemmeno nascere l'uomo. La natura risponde che c'è un ciclo di produzione e distruzione: una volta entrati ci si distrugge, Stop. L'islandese pone la domanda fondamentale: chi ci guadagna in questa distruzione? Qual'è il senso di tutto? Subito dopo questa domanda l'islandese viene mangiato da due leoni che passavano di lì per caso; questo finale della storia può avere anche altre versioni e Leopardi ne propone una: probabilmente viene sommerso da una montagna di sabbia e ora noi lo rivediamo come mummia nei musei.
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