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lunedì 24 ottobre 2011

Leopardi: Canti, La ginestra (seconda parte)

Un uomo infermo ma di alto animo non cerca di dare un'immagine migliore di quel che è; bisogna accettare la propria condizione. Stima ciò che ha con giustezza. Uno che invece sostiene l'idea di progresso non è credibile poiché la natura distrugge i popoli in qualsiasi modo. Nobile è chi ha il coraggio di vedere la condizione generale e ammettere che gli uomini sono inferiori. Nobile è chi è sincero nell'ammettere l'impotenza umana; colui che non aggiunge ai già tanti problemi, le liti tra gli uomini. La causa dell'infelicità non sono gli altri uomini ma la natura. L'umana compagnia ha un destino comune e quindi deve esserci un senso di solidarietà tra tutti gli uomini in nome del nemico comune: la natura. Lottare tra uomini è idiota poiché è come se un soldato muovesse guerra al proprio esercito. Il contratto sociale ha il valore di un'unione contro la natura: quando questo succederà la politica e le istituzioni saranno nel giusto. Passata la metà dell'opera si è arrivati al picco utopistico.
La scena è notturna: è vista dal nostro punto di vista. Pian piano Leopardi allarga lo sguardo verso le stelle e prova ad immedesimarsi in un osservatore di una di quelle: la terra sarebbe insignificante, cosa varrebbe quindi l'umana prole? La prole dell'uomo come può essere al centro di tutto, perché dobbiamo pensare agli Dei come interessati a noi? Quando si pensa tutto ciò, cosa bisognerebbe dire dell'uomo? Traduzione di: si ride per non piangere. Similitudine: la mela che distrugge un formicaio (migliaia di morti) può essere paragonata al vulcano che sopprime e ricopre le città a lui sottostanti. Le stragi umane sono più rare perché gli uomini sono in numero minore rispetto le formiche. Così il Vesuvio preoccupa spesso gli abitanti che rischiano ogni volta di perdere tutto. Pompei che riemerge è solo lo scheletro di ciò che era; vista di notte è molto più terribile soprattutto con la lava sullo sfondo. La natura in tutto questo è immobile e noi ci prendiamo senza motivo la centralità e l'immortalità nel mondo. Nel finale viene ripresa l'immagine della ginestra; essa piega il capo senza far nulla, senza pregare esseri inesistenti. La ginestra non ha mai creduto di essere immortale per merito del destino, degli Dei o di altro.

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