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giovedì 3 novembre 2011

Van Gogh: le ultime opere

Vincent Van Gogh, Sedia di Gauguin
Vincent Van Gogh, Sedia di Van Gogh





















Dopo che Gauguin lo lascia, Van Gogh produce una miniserie di 2 quadri: la sedia di Van Gogh e la sedia di Gauguin. In tutti e due è rappresentata l'assenza (di amicizia e della persona); la sede di Van Gogh ha una pipa, quella di Gauguin un libro (chiuso) e una candela accesa (simbolo di possibile ritorno all'amicizia).
Dopo un anno dal litigio Van Gogh e Gauguin ritornano amici e si scambiano un quadro (atto simbolico di amicizia tra pittori).
Vincent Van Gogh, Gli alberi
Vincent col tempo impazzisce e viene ricoverato in una casa di cura (manicomio) in cui viene isolato ancor di più dal resto del mondo. "Gli alberi" (1889) sono una premessa alla notte stellata; gli alberi sono il limite per la sua esistenza all'interno del manicomio.
"La notte stellata" (1889): Vincent compie uno studio preparativo sugli elementi. I suoi quadri hanno una struttura e una composizione. Il tema è una visione notturna. La luna è un disco con pennellate radiali; le nubi sono vortici; questo succede per la sua visione non classica del reale. Nella composizione usa la regola dei terzi per rappresentare gli elementi (il cipresso e l'orizzonte).

Vincent Van Gogh, Notte stellata

Vincent Van Gogh: vita e opere fino ad Arles

Vincent Van Gogh (1853-1890) 
Vincent Van Gogh, I mangiatori di patate
Figlio di pastore protestante: elemento importante nella prima fase della vita. Dal 1878 al 1880 studia presso un seminario per diventare predicatore; viene mandato a far pratica in una maniera in Belgio. Prende sul serio il suo lavoro e si ambienta molto tra i poveri: non era dignitoso per un religioso. 
Vincent Van Gogh, Natura morta con Bibbia
"I mangiatori di patate" (1885): non c'è un tema iconografico ma una semplice fotografia di una scena di povertà. Lo stesso anno muore suo padre; "Natura morta con Bibbia": la Bibbia aperta è un legame col padre, la luce spenta della candela è la morte del padre.
Dopo il 1885 viene espulso dal seminario e comincia una fase travagliata. Suo fratello Theo è il suo legame con gli altri pittori e la società dell'epoca. Vincent non ha mai trovato stabilità finanziaria e suo fratello lo manteneva (anche se era riuscito a vendere un solo quadro). La pittura è il suo mezzo per vivere la realtà, non per sostenersi economicamente.
Nel 1888 ad Arles cerca di fondare una comunità di pittori (dagli influssi della sua vecchia religiosità) e con il fratello affitta una casa come studio (la famosa Casa gialla). Vincent stima Gauguin e gli chiede di venire ad Arles; lui viene e resta qualche mese. Van Gogh arreda la casa con i quadri dei girasoli per l'arrivo di Gauguin (i girasoli erano un simbolo di amicizia). La serie dei girasoli: Vincent stende il colore a cellette con pannelli piatti; le quantità di colore sono notevoli, il colore prende risalto. Questa tecnica l'ha inventata lui, lui dipingeva per capire la natura e se stesso.
Vincent Van Gogh, Girasoli
Nel dicembre dello stesso anno i due hanno cercato di ammazzarsi; Vincent nella colluttazione perde parte dell'orecchio (le versioni sono controverse). Nel 1889 si autoritrae con le fasciature che testimoniano l'accoltellamento. Serie di autoritratti: comincia a dare geometria allo sfondo attraverso le pennellate. Nel 1887 disegna forse il più importante in cui la tecnica è utilizzata al meglio: le pennellate hanno come baricentro gli occhi; sono radiali nel viso e a circonferenza nello sfondo. Vincent ha avuto difficoltà ad avere soggetti da ritrarre, non aveva relazioni sociali (per questo la grande mole di autoritratti). Lo sguardo è centrale perché cercava una relazione che non c'era con la società; la tecnica segue la sua necessità interiore.


Vincent Van Gogh, Autoritratto con cappello di felcro

Pirandello: la persona come forma non vivente

La carriola
All'interno della società dobbiamo interpretare un ruolo poiché le nostre personalità sono deboli.
La tensione creata all'inizio viene accumulata lungo tutto il racconto e si scioglie all'improvviso nel finale con una rivelazione banale. Il protagonista è disegnato attraverso ciò che gli sta intorno; lui è un ruolo, non una persona. Il punto chiave è che lui si accorge di non essere vivo ma semplicemente una forma. Come si è arrivati a questo punto quindi, è quello che bisogna chiedersi. Tutto è partito dalle scelte formative: una scelta comporta l'eliminazione di tutte le altre alternative, ci chiudiamo la vita alle spalle. Prima esiste la vita: tutto l'insieme delle possibilità; con il tempo e le scelte, le alternative diminuiscono e ci si chiude in una forma. La forma è una specie di cristallizzazione, è un inizio di morte. La forma è un qualcosa di inevitabile: non si può essere nello stadio di vita per tutto il tempo. Le relazioni fra persone sono una recita di una parte; non c'è via d'uscita alle forme della società.

martedì 1 novembre 2011

Le principali opere di Gauguin

"Il Cristo giallo" (1889)
Paul Gauguin, Il Cristo giallo


Il tema è molto comune; la specialità sta nel contesto e nell'uso dei colori. Cristo è in una campagna bretone con attorno donne contadine. La fine della vita era resa simbolicamente con il colore giallo, tipico della stagione autunnale. Autonomia del colore: non dipende dalla forma, ma esprime un proprio significato. Questa è una premessa all'astrattismo anche se Gauguin non compie il passo dell'avanguardia.

 











"Donne tahitiane sulla spiaggia" (1891) 
Paul Gauguin, Donne tahitiane sulla spiaggia

In questo quadro Gauguin rappresenta la sua prima compagna tahitiana vista di profilo e di fronte. Le due figure hanno forme solide, scolpite e volti stilizzati; sono molto lontane dai canoni occidentali, Gauguin infatti cercava luoghi in cui la società non avesse ancora corrotto le persone. Lo sfondo è definito da linee orizzontali e da colori puri tipici di quelle isole. I coloro dell'isola sono per Gauguin "infinita ricchezza di Tahiti: i colori favolosi ovunque e questa aria di fuoco, e tuttavia l'immobilità del suo silenzio".

Le principali opere di Cezanne

"La montagna Sainte-Victoire" (serie di dipinti) 
Paul Cezanne, La montagna Sainte-Victoire


Il soggetto (la montagna di Sainte-Victoire) è poco distante dal paese natale di Cezanne e quindi egli ha potuto ritrarla durante tutto il corso della vita. È partito attorno al 1870 per produrre circa 60 quadri fino ai primi anni del 1900: egli cambierà la tecnica passando da una ricerca analitica di tipo accademico ad una sintesi finale in cui ogni cosa è riconducibile a tessere cromatiche.
Paul Cezanne, La montagna Sainte-Victoire
"I due giocatori di carte" (1890) 
Paul Cezanne, I due giocatori di carte

In questo quadro Cezanne semplifica la realtà in uno schema composto da linee rette orizzontali e verticali e linee spezzate che hanno come fulcro il centro del quadro (la zona alla base della bottiglia). I colori sono principalmente ocra, blu e marrone; questo è frutto della rielaborazione della realtà da parte del ricordo. I volumi rappresentati sono semplici e chiari e si può notare come lo sbilanciamento verso destra degli elementi sotto la metà del quadro sia compensato dalla finestra e dall'ombra della parte sinistra.

lunedì 31 ottobre 2011

Introduzione a Gauguin: la vita

Gauguin (1848-1903)
Cenni biografici

Gauguin era un agente di borsa con formazione di tipo economico ed abbastanza denaro: come passione comprava quadri. Nel 1882 per una forte crisi economica perde il lavoro e si trova con un'ampia famiglia ma senza sostegno economico. Abbandona tutto e parte per un viaggio fisico/reale ma anche interno a se per capire cosa gli fosse successo. Alla fine questa ricerca lo porta al contatto con popolazioni non corrotte dal denaro. Prima va in Bretagna dai contadini e produce alcune opere; poi va a Tahiti dove si ferma e produce altre opere prendendo spunto dalla semplicità delle popolazioni; il denaro aveva distrutto la società in cui viveva. È un utopista: la sua denuncia è fine a se stessa anche se il suo problema era comune a molti. Comincia a dipingere come un modo di esprimersi in quel momento di difficoltà, non per motivi economici poiché sua moglie era benestante. Nonostante tutto aveva perso interesse nei soldi e ha concluso la vita quasi da barbone.
Lo scopo della sua pittura è dare significato al colore: ridefinisce il campo di utilizzo del colore.

Introduzione alla tecnica di Cezanne

Paul Cezanne (1839-1906)
Teoria
  • Cezanne parte dalla visione impressionista di tipo immediato per arrivare alla ricostruzione logica della struttura del reale nella mente (cioè nel ricordo). Questo procedimento permette di tralasciare tutti gli elementi secondari che lui considera sovrastrutturali.
  • Cezanne arriva alla semplificazione delle forme perché la memoria ricorda la geometria di base: questo studio sarà di grande importanza per il lavoro di Picasso nel suo periodo cubista.
  • Cezanne elimina la linea di bordo che veniva utilizzata per definire le figure soprattutto negli studi accademici: la linea di bordo è infatti un'astrazione che non esiste in natura.
  • La tridimensionalità degli oggetti nello spazio viene resa attraverso un superamento della prospettiva: egli infatti utilizza tessere cromatiche di colore più o meno acceso a seconda della distanza dal quadro visivo dell'osservatore. Questo tipo di tecnica sarà molto importante soprattutto per la grande mostra del 1907 sulla sua opera che colpì notevolmente Picasso.

Il pensiero di Fichte: il significato di conoscere

L'attività morale consiste nel liberarsi dagli ostacoli; gli urti con gli ostacoli permettono di rimanere in movimento, anzi servono da trampolino. Immaginazione produttiva inconscia: attività attraverso la quale l'Io produce i prodotti; la conoscenza è l'attività che gli permette di rendersi conto che il non-io è un prodotto dell'Io. All'inizio infatti l'attività di produzione è inconscia, conoscere vuol dire riconoscere che tutto è prodotto dall'Io. Il cammino dello spirito è un cammino di tesi e antitesi: la sintesi ogni volta è più matura.
Il realismo è dogmatico, l'idealismo è la filosofia della libertà. Per realismo si intende che le cose esistono veramente fuori di noi (limiti invalicabili), l'idealismo afferma che sono nostre creazioni e quindi limiti valicabili. Se un umano non agisce diventa sempre più simile ad un non-io: lo Stato deve impegnarsi a non far infiacchire l'uomo. Fichte ritiene che il suo sistema sia real-idealista poiché all'inizio prevale il non-io nella conoscenza poi si arriva all'idealismo con la coscienza della produttività agente dell'Io. L'uomo comune pensa che le cose esistano così come sono; la riflessione porta a scoprire un Io creante le cose: i non-io. L'attività teoretica è l'azione del non-io sull'Io, quella morale è l'attività dell'Io sul non-io. L'ostacolo è funzionale all'attività stessa dell'Io; l'attività morale è centrata nello Streben. Noi siamo ciò che facciamo.