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venerdì 6 maggio 2011

Ab Urbe Condita - Clelia e Porsenna

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La virtù di Clelia e il re etrusco Porsenna
"Lasciato Muzio a cui venne dato il cognome Scevola (perché era mancino poiché aveva bruciato la mano destra) furono mandati a Roma ambasciatori; aveva spaventato Porsenna con il pericolo che sarebbe potuto morire e successivamente il rischio di altri attentatori. E il re etrusco offrì la pace ai romani. Tra le condizioni messe sul tavolo la condizione di rimettere i Tarquini al potere più perché Porsenna non aveva potuto negare ciò ai Tarquini, nonostante sapesse che i romani non avrebbero accettato. Si richiese la restituzione dell'agro dei Veienti, si strappò ai romani degli ostaggi per togliere il presidio dal Gianicolo. Definita la pace, Porsenna portò via l'esercito dal Gianicolo e dall'assedio. A motivo del suo valore i senatori donarono un terreno a Muzio al di là del Tevere, chiamati poi i prati Muzii. Onorato Scevola, anche le donne vennero spinte al riconoscimento pubblico, e una di nome Clelia data come ostaggio, poiché l'accampamento era vicino al Tevere, ingannati custodi, comandò un gruppo di donne e attraversarono il Tevere tra le frecce dei nemici e restituì ai parenti le donne. Quando il re Porsenna lo seppe mandò ambasciatori a Roma per chiedere Clelia, non le altre. Poi però cambia idea per ammirazione, cominciò a dire che l'affronto era superiore alle altre azioni finora subite e decise che se non avrebbe avuto Clelia l'accordo di pace decadeva ma che invece se avesse avuto l'ostaggio l'avrebbe subito restituito. La parola data fu rispettata da entrambi; i romani restituirono l'ostaggio che fu onorato e sicuro per la sua virtù presso il re che fece liberare anche altri ostaggi scelti da lei. Portati di fronte a lei scelse i più giovani, sia perché si addiceva alla sua verginità e giovinezza sia per togliere al nemico i più deboli. Ripristinata la pace, i romani donarono a questa nuova virtù di donna una nuova onorificenza: una statua equestre; al culmine della strada sacra venne collocata la statua di una donna cavallo."


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Ab Urbe Condita - Muzio Scevola

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Il sacrificio di Muzio Scevola
Muzio è un soldato nobile che vede Roma assediata in epoca repubblicana; non vuole che la città subisca una vergogna del genere. C'è una specie di "cultura della vergogna" simile a quella omerica.
Prima di compiere l'atto avvisa i senatori per non essere preso per disertore (uscirà dalla città per uccidere Porsenna il re avversario); nel momento fatidico però sbaglia e uccide il segretario del re al posto del re. Di fronte al tribunale del re, Scevola minaccia Porsenna e per confermare la sua forza d'animo si brucia la mano. Il re rimane impressionato dal valore del soldato e lo lascia andare.


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giovedì 5 maggio 2011

Ab Urbe Condita - Lucrezia: una matrona esemplare


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Una matrona esemplare
L'atto di Tarquinio figlio porterà alla fine della monarchia. I romani sono durante l'assedio di Ardea.
"La cosa si tentò per vedere se la città poteva essere presa al primo assalto; ma quando si vide la difficoltà, i nemici furono attaccati con assedio. In questa situazione di stallo, nella condizione di una guerra lunga e aspra, le licenze dei soldati erano libere soprattutto per gli ufficiali: in particolare i giovani reali erano spesso in baldoria. Mentre casualmente un giorno questi bevevano presso Sesto Tarquinio in occasione di un banchetto in cui c'era anche Collatino (marito di Lucrezia), capitò che si parlasse delle mogli; ognuno lodava la propria moglie con ottime descrizioni. A questo punto, incitato dalla gara retorica, Collatino nega che ci sia bisogno di parlare tanto, basta andare a vedere sua moglie; in poche ore si può sapere quanto Lucrezia sorpassi tutte le altre. Afferma che se i cavalieri sono nel pieno del vigore perché non si sale a cavallo e si vanno a verificare i propri discorsi? Ciò che si vedrà sarà la verifica del comportamento delle mogli colte di sorpresa. Erano mossi dal vino e risposero affermativamente. Corrono fino a Roma. Arrivati mentre calavano le tenebre, si recano a Collazia dove incontrano Lucrezia in maniera molto diverso da come avevano trovato le donne della famiglia reale: lavorava con la lana in mezzo alle ancelle al centro della stanza. Il marito vincitore invita gli altri a restare. A questo punto un desiderio di stuprare Lucrezia invase Sesto Tarquinio poiché non solo la bellezza ma anche la sua castità lo incitava. Dopo la notte i ragazzi tornano all'accampamento."
La tragica fine
Sesto Tarquinio minaccia con una spada Lucrezia. Lui la supplica di cedere poi la minaccia di metterla in disonore mettendo su una scena (avrebbe fatto finta che fosse stato un servo a disonorarla). Finita l'azione di Tarquinio, Lucrezia nei giorni seguenti accusa Sesto Tarquinio agli altri. Lei vuole suicidarsi, il marito cercherà di farla ragionare ma alla fine non riuscirà a fermarla.


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lunedì 2 maggio 2011

Vittorio Alfieri - La Vita

La prima parte della sua vita è la più interessante poiché il personaggio è più vivace.
Introduzione all'operaVuole distinguersi dalle altre autobiografie e non vuole essere falso modesto: lui è innamorato di se stesso e crede che gli altri leggendo possano trarne vantaggio. Inoltre è meglio che la biografia la scriva direttamente chi ha vissuto tale vita. Cerca di promettere di parlare in modo oggettivo e di non dire falsità (anche se non dirà tutta la verità). Divide l'opera in cinque parti corrispondenti alle età. Si scusa in anticipo per i probabili discorsi inutili soprattutto nella parte della vecchiaia. Promette di scrivere con il cuore e non con il cervello.
Reminiscenze dell'infanzia
Si è in presenza di un ricordo involontario (memoria sensoriale che rievoca fatti passati). Alfieri dice che è un fatto non rilevante ma interessante per analizzare il funzionamento della mente umana.
Primi sintomi di un carattere appassionato
Sono due episodi che non hanno molto in comune ma sono interessanti dal punto di vista psicologico. Nel primo Alfieri da bambino si innamora di giovani frati per la loro apparenza e le loro movenze. Durante l'infanzia si compiono atti senza senso provocati dall'istinto che si cerca di comprendere solo successivamente.
Nel secondo la logica del bambino è strana, non razionale; vuole provare cose nuove ma non sa quel che fa. Non riesce a sopportare la sua malinconia, comincia a mangiare erba senza sapere perché e con conseguenze che non saranno piacevoli.

domenica 1 maggio 2011

Hume - le verità nella conoscenza

Distinzione tra verità
Le verità di fatto che si trovano in Leibniz diventano in Hume relazioni tra dati di fatto, definite poi da Kant giudizi sintetici a posteriori.
Le verità di ragione in Leibniz diventano in Hume le relazioni tra idee, che verranno poi definite in Kant giudizi analitici a priori.
Nel primo caso non c'è legame di necessità (il sole sorge è una relazione di fatto poiché il concetto di sole non implica il predicato di sorgere); nel secondo caso vale il principio di non contraddizione (come nella prova ontologica di Anselmo, di Cartesio, di Spinoza) poiché il soggetto è compreso nel predicato. L'unica scienza che ha relazioni tra idee e la matematica (non la fisica).
Per Kant nei giudizi sintetici si mettono insieme dei dati a posteriori; le forme a priori sono le strutture mentali. Inoltre la scienza è solo l'insieme dei giudizi ovvero giudizi sintetici a priori (si prende il meglio delle due verità). Kant dirà che al centro del processo conoscitivo ci sono le categorie con cui ci affacciamo alla realtà (come il sole è al centro del sistema solare per Copernico).

La conoscenza probabile di Locke, in Hume diventa la "credenza".

Hume - empirismo scettico

Hume
Conosce Rousseau ma non ci va molto d'accordo. Famoso per il "Trattato sulla natura umana" e per la "ricerca sull'intelletto umano". Studia le capacità dell'uomo (si definisce il Newton dell'uomo).
Impressioni e idee
Le impressioni sono simili alle idee semplici di Locke, le idee sono simili a quelle che locke chiama idee complesse. L'idea è un'impressione sfocata, lontana dalla realtà; è un ricordo dell'impressione.
Parla di abitudine a collegare tra loro le impressioni; non esiste idea senza impressioni. Le parole sono legate alle abitudini della nostra mente, non sono neppure un segno concettuale.
Hume influenza molto Kant nella ricerca critica. Hume porta all'estremo la critica diventando scettico. La visione di Hume è provocatoria rispetto alla scuola dogmatica dei razionalisti.

Hume mette in discussione anche il cogito; certe impressioni che ci appaiono unite ci fanno credere che ci sia un qualcosa tra loro in comune, ma dobbiamo ricordarci che le impressioni sono puntuali non continuative.
Principio di associazione
Collegamenti fatti dall'immaginazione: somiglianza, contiguità, causalità. Questo principio è alla base dell'abitudine
I concetti di spazio e tempo prendono importanza (Kant dirà che sono strutture a priori di come noi vediamo le cose) poiché sono modi di come il soggetto percepisce la realtà. Non sappiamo come la realtà in sé. Spazio e tempo non sono qualità primarie dei corpi, basti vedere le diverse concezioni di questi concetti nei diversi animali.