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sabato 27 agosto 2011

Introduzione al Principe di Machiavelli

Niccolò Machiavelli - Il progetto del Principe
Il primo capitolo del libro è lungo 7 righe; segue uno schema logico conciso e lineare. Gli stati sono o Repubbliche o Principati; questi ultimi sono ereditari (ereditati dal padre, parte che non interessa a Machiavelli) o nuovi (un signore prende possesso di una città); i nuovo possono essere o "del tutto nuovi" (Francesco Sforza che prima non era principe) o "membri aggiunti" (il re di Spagna è già principe quando conquista Napoli). Tra i nuovi ci sono altre categorie: quelli con un popolo abituato ad un principe (governo più facile) o abituato ad essere libero; quelli conquistati con armi proprie o quelli con armi altrui; quelli conquistati per fortuna o per virtù.

L'esilio di Machiavelli

Niccolò Machiavelli - L'umiltà del fango del confino 
Siamo nel 1513, Machiavelli ha finito il tempo del confino (al di fuori Firenze) ma decide di rimanere lo stesso in una sua casetta di campagna. Scrive una lettera ad un suo amico a Roma presso il Papa in cui racconta della sua situazione e che ha finito di scrivere "Il Principe". Nonostante non sia un'opera letteraria si sente la qualità della scrittura. Visto che le lettere erano facilmente smarribili dai corrieri le prime righe servivano di solito per fare il punto della situazione delle lettere ricevute ed inviate.
Machiavelli tira nel discorso la "Fortuna", ovvero quelle cose che non si possono controllare ma che ti possono cambiare la vita, per spiegare la sua situazione. Si parla dei piccoli episodi delle giornate che gli mantengono il cervello sveglio; nella sua giornata c'è anche spazio per le letture di Dante e Petrarca: c'è un contrasto evidente tra le azioni di intelletto e quelle all'osteria. Alla sera c'è il momento per lui centrale in cui dialoga nel suo studio con gli antichi autori dopo aver smesso i vestiti sporchi del giorno e ne indossa altri degni di una corte reale.
Questa lettera è importante poichè sottolinea lo stretto rapporto che per l'autore la realtà concreta ha con la cultura classica; realtà effettuale: non bisogna analizzare l'ideale di un concetto ma ciò che è nella concretezza. Cita Dante per dire che "non si è letto un libro se non lo si è capito", questo per introdurre il "De Principatibus" e subito dopo il titolo trascrive quasi fedelmente le prime righe del libro. Non può andare a trovare il suo amico a Roma perchè una volta lì dovrebbe incontrare nemici della famiglia Medici che se venisse a sapere dell'incontro, una volta che Machiavelli fosse tornato a Firenze, lo imprigionerebbe. Quindi chide al suo amico se quella famiglia nemica dei Medici sia a Roma che in caso potrebbe andare a trovarlo. Machiavelli continua dicendo che i Medici dovrebbero servirsi della sua esperienza sul campo cominciando anche dai lavori più umili ("voltolare un sasso": prendere un sasso asciutto, gettarlo nel fiume e tirarlo fuori bagnato).

venerdì 26 agosto 2011

Introduzione al personaggio di Machiavelli

Niccolò Machiavelli
Si occupa di politica, arti militari, questioni storiche.
Nasce nel 1469 da padre notaio, ma di lui non sappiamo molto. Nelle "cronache" lo ritroviamo nel 1498 dopo la morte di Lorenzo de' Medici (1492) coautore della stabilità in Italia. Nel 1494 arriva Carlo VIII e iniziano le guerre in Italia e la casata de' Medici Fiorentini perde il suo potere. Si formano 2 fazioni: quella dei nobili e quella dei piagnoni (sostenitori di Girolamo Savonarola, frate che costituisce un suo regime quasi teocratico). Machiavelli in questo clima diventa segretario della Cancelleria della Repubblica; Savonarola viene giustiziato.
Ci sono rimaste soprattutto le opere di carattere diplomatico. Nel 1512 i Medici tornano al potere con l'aiuto dell'impero e la repubblica a Firenze cade e Machiavelli in quanto ex-funzionario cade in disgrazia e viene messo ai margini e viene accusato di aver fatto parte di una congiura contro i Medici: lui non ne sapeva niente poichè il suo nome lo aveva fatto un congiurato che avrebbe voluto rivolgersi a lui (in futuro). Nel dubbio le autorità lo prendono, incarcerano e torturano e alla fine lo esiliano. In questo periodo difficile però Machiavelli con la carriera politica distrutta scrive le sue due opere più importanti: i "Discorsi sulla prima deca di Tito Livio" in cui analizza i primi 10 libri della storia di Roma (Fondazione, Monarchia, inizi della repubblica) mettendoli in parallelo con gli avvenimenti a lui contemporanei (per Machiavelli i classici antichi sono la chiave per capire il presente); l'altra opera è un libricino di un centinaio di pagine che si intitola "Il Principe" che è una riflessione sull'idea del principe ma soprattutto del potere. Uno degli scopi del "Principe" è quello di ritornare nelle grazie dei Medici (lo dedica a Giuliano de' Medici) e infatti anche grazie a questo ritorna lentamente nei circoli del potere; in questo periodo scrive anche un trattato sull'arte della guerra. In questi anni diventa papa Giovanni de' Medici (Leone X) che dovrà affrontare la riforma protestante.
Finalmente Machiavelli ritorna tra i potenti nel 1525 ma due anni più tardi la famiglia Medici cadrà un'altra volta e tornerà la Repubblica. Machiavelli viene preso ed esiliato poichè collaboratore dei Medici ma quest'ultima fase durerà poco poichè muore poco dopo.
E' stato un grande teorico della politica ma nella pratica non è riuscito a fare molto.

Il galateo di ogni giorno: G. della Casa

Giovanni della Casa - Quando ti soffi il naso, non guardare nel moccichino...
Non si devono fare azioni deplorevoli e nemmeno parlarne o farle venire in mente agli altri (doppio senso); non bisogna nemmeno toccarsi certe parti o rivestirsi in pubblico. Non bisogna far notare gli escrementi di animali; non bisogna nemmeno far annusare qualcosa che puzza. Continua così con altri esempi.

giovedì 25 agosto 2011

Il galateo nei costumi: G. della Casa

Giovanni della Casa - La <<dolcezza de' costumi>>, virtù minore ma necessaria
Raramente bisogna usare le nostre virtù; di solito bisogna relazionarsi con persone normali. Dialogo tra saggio e giovane. Siccome parla con un giovane gli insegna come stare piacevolmente con gli altri. E' bene educare tutti ad essere educati così da migliorare veramente il mondo.

Comportamenti a corte: B. Castiglione

Baldessar Castiglione - Il principe e il cortigiano
Dialogo tra Ludovico Pio e Federico Fregoso; il cortigiano deve sempre obbedire al principe? se il principe comanda una cosa malvagia, il cortigiano è tenuto a non obbedirgli perchè arrecherebbe danno anche al principe. Però è anche vero che certe azioni che appaiono buono sono malvage e viceversa. Però visto che si entrerebbe in un discorso troppo lungo, il quesito viene lasciato a discrezione dell'interlocutore.

mercoledì 24 agosto 2011

L'affettazione e la sprezzatura: B. Castiglione

Baldessar Castiglione - L'affettazione, nemica della grazia
Un cortigiano deve possedere la grazia (eleganza, raffinatezza); ma questa non deve essere mostrata troppo, non bisogna dare l'impressione di voler mostrare la grazia (il voler mostrarla è l'affettazione). Bisogna far finta di essere spontanei (questa qualità si chiama sprezzatura). L'arte consiste nel nascondere l'arte. Esempio: un veneziano che non sa andare a cavallo è rigido nella cavalcatura e quindi mostra di non essere un cavalcatore.

Introduzione al rinascimento

Rinascimento
Dopo che l'umanesimo ha staccato l'uomo dal rapporto con Dio, si cerca di trovare il modello di uomo ideale.
Esempi di autori: Giovanni della Casa (abate di Nervesa della Battaglia in provincia di Treviso) scrive un'opera sul galateo. Pietro Bembo (cardinale veneziano) scrive "gli asolani": una serie di dialoghi che parlano d'amore; scrive anche un trattato sulla lingua italiana: i poeti imitino Petrarca, gli scrittori prendano come esempio Boccaccio. Niccolò Machiavelli scrive una delle opere più importanti della letteratura italiana: il Principe. Francesco Guicciardini ha descritto il modello dell'italiano medio (egoista, antipatico...). Baldessar Castiglione scrive un libro sul modello di cortigiano.
Questi autori del Rinascimento sono chiamati trattatisti in quanto scrivono trattati su vari argomenti. Molti intellettuali vivono a corte per scrivere ma i signori vorrebbero che facessero qualcosa di pratico per il governo e quindi a volte possono essere destinati a varie regioni dei territori dei loro datori di lavoro.

martedì 23 agosto 2011

L'analisi critica della filologia: Erasmo e L.Valla

Lorenzo Valla - La donazione di Costantino è un'impostura
E' l'esempio più famoso del lavoro della filologia. Valla analizza punto per punto il documento dimostrando la sua falsità. Sottolinea le incongruenze tra ciò che è stato scritto e la realtà romana e soprattutto confronta la lingua usata, troppo diversa dal latino classico.
 
Un'altra grande operazione la fa Erasmo da Rotterdam confrontando la "Vulgata" di Girolamo e gli originali in greco e aramaico e scoprì che la traduzione non era per nulla fedele poichè c'erano troppi errori. Il lavoro di Erasmo però venne vietato e si mantenne la "Vulgata". Un esempio di errore è: "E' più facile che un cammello passi per la cruna di un ago" in realtà era: "E' più facile che una corda passi per la cruna di un ago".

La riscoperta dei classici: P. Bracciolini

Poggio Bracciolini - I classici scarcerati
Poggio scrive una lettera ad un suo amico in cui dice di aver ritrovato in una biblioteca libri rarissimi. La scoperta riguarda Marco Fabio Quintiliano e il suo libro "Institutio oratoria" in cui viene spiegata l'arte oratoria; quello che possedevano dell'autore era niente ad ora che avevano quel testo.
Il libro viene personificato in un carcerato liberato  da Poggio. Poichè Bracciolini era ancora annoiato, andò in una biblioteca (i filologi si divertivano a vedere la muffa delle biblioteche) e scoprì altri libri di autori meno importanti. Il libro di Quintiliano lo ricopia subito e lo invia al suo amico.

lunedì 22 agosto 2011

La nascita della filologia

Come riscoprire i classici? La filologia
I libri dell'epoca erano scritti su papiro e quindi facilmente danneggiabili; infatti si sono perse la maggior parte delle opere. La tradizione è il processo di tramandare/trascrivere le antiche opere. Nel Medioevo vengono trascritti dai monaci su pergamena e filtrati dalla mentalità cristiana. Un umanista per trovare ciò che gli interessa va a cercare nelle biblioteche dei monasteri. Poi l'umanista si preoccupa della validità del testo ottenuto o delle varie copie del libro; nasce la Filologia. La prima cosa che si fa è la collazione: bisogna venire in possesso di tutte le copie del testo voluto e confrontarle. Dopo questa analisi si riesce a ricostruire abbastanza fdelmente lo stemma: albero genealogico dei manoscritti. Dopo aver individuato quello più antico, se si hanno dei dubbi si può confrontare la lingua latina (quella romana da quella successiva). Inoltre se il dubbio è tra una versione complicata e una più facile di solito quella complessa è l'originale (Lectio difficilior). Se un manoscritto ha un buco materiale (è passato un topo a mangiarsi un pezzo di pagina) ci sono varie possibilità: se è l'unica copia, sul testo che si trascriverà si piazzeranno delle "cruces desperationis" dove manca il testo; se invece ci sono altre copie si prende spunto da queste.

L'uomo come amico sostenitore di Dio

Giovanni Pico della Mirandola - L'uomo, divino camaleonte
Dio ha creato l'uomo perchè ci fosse qualcun altro che fosse in grado di apprezzare il creato (Dio sembra avere problemi di autostima). Tutte le speci hanno capacità determinate ma l'uomo sembra non avere confini; anche gli angeli hanno la loro capacità particolare. Non abbiamo ricevuto nessuna particolare facoltà poichè possiamo scegliere cosa farne della nostra vita.

domenica 21 agosto 2011

Le capacità dell'uomo per M. Ficino

Marsilio Ficino - Homo Faber: il signore di tutte le arti
L'autore cerca di spiegare la differenza tra uomo ed animali. Negli animali le arti sono comuni alla specie e non ci sono progressi. L'uomo invece con il suo intelletto riesce ad imitare le cose della natura assimilandosi quasi a Dio. La natura non ci ha dato molte capacità fisiche ma l'uomo possiede capacità ceative con cui riesce a soprtavvivere e gestire altri esseri. Gli animali usano le loro arti per sopravvivere, gli umani le usano anche per provare piacere. Gli animali riescono a mala pena gestirsi; gli uomini possono prendere decisioni per se stessi, per la comunità, per lo stato ed inoltre hanno spirito di sacrificio perchè hanno coscienza di un bene superiore. Se un buon artigiano riesce a capire l'opera di un altro artista e riesce a riprodurla se ha il materiale, allora noi che conosciamo il movimento degli astri, se avessimo la capacità di malleare la materia celeste, riusciremmo ad eguagliare Dio?

La condizione dell'uomo secondo G. Manetti

Giannozzo Manetti - Elogio della vita terrena
Testo tratto da "De dignitate et excellentia hominis".
Se l'uomo è la creatura più perfetta del creato perchè Dio lo avrebbe fatto così in miseria? L'uomo è un essere razionale e in quanto tale è superiore al resto delle creature, quindi non si può affermare che sia misero. E' assurdo paragonare i prodotti degli alberi con i rifiuti prodotti dall'uomo (sudore, escrementi), infatti gli uomini per natura generano atti d'intelletto che sono la vera caratteristica umana. L'uomo fa fatica ma gode per i risultati che valgono il lavoro. Miti fondanti: peccato originale, passione di Cristo; il primo ci fa vivere in sofferenza, il secondo permette di salvarsi nell'animo. A questi concetti l'autore risponderebbe che la vita è anche svago e gioia. Nella mentalità cristiana una vita felice non è vista positivamente in prospettiva post-mortem poichè la salvezza dobbiamo in un certo senso pagarla con la sofferenza.