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venerdì 16 settembre 2011

Lucrezio: De Rerum Natura, Inno a Venere

L'inno a Venere (libro 1, vv 1-43)
L'inizio dell'opera è molto diverso dalla tradizione poemistica. Il "De Rerum Natura" inizia con un'invocazione a Venere che potrebbe sembrare una contraddizione rispetto al contenuto dell'opera. Venere è ripresa nelle sue caratteristiche classiche dando una connotazione legata al ciclo della natura; fecondità come sinonimo di piacere (per gli epicurei) nell'atto e nel processo di riproduzione. La bellezza di Venere viene richiesta da Lucrezio per la sua composizione poetica, per rendere la sua opera immortale. L'altra arma e funzione di Venere è il tenere calmo Marte dio della guerra che dà fastidio, con le sue guerre, ai poeti che hanno bisogno di pace. La seduzione a cui Marte è costretto verrà ripresa poi da Tasso nella scena tra Armida e Rinaldo.
Lucrezio usa un linguaggio arcaico anche per i suoi tempi poiché l'epica doveva avere un linguaggio più maestoso. Inventa anche notevoli quantità di parole (in filologia chiamate: HAPAX) non usate mai da nessuno né prima né dopo. Ad esempio per intendere la nascita usa l'espressione "essere gettato sulle spiagge del sole". Si nota un alternamento di terra, acqua, mare; la legge della riproduzione-piacere domina gli eventi del mondo (la natura delle cose).
L'elogio a Venere probabilmente ha avuto la funzione di tenere tranquillo il popolo dei lettori romani senza sconvolgere troppo il Pantheon romano.

mercoledì 14 settembre 2011

Introduzione al De Rerum Natura di Lucrezio

De Rerum natura
È un poema didascalico scritto in esametri; il contenuto è una specie di insegnamento al lettore. Il destinatario dell'opera è Gaio Memmio di cui si sa poco o nulla: è un nobile probabile protettore di Lucrezio. Epicuro all'epoca era conosciuto e poco apprezzato a Roma; delle sue opere non c'è rimasto quasi nulla tranne che i riferimenti di altri autori.
L'opera di Lucrezio comprende 6 libri ognuno dei quali supera i 1000 esametri (forse manca una parte finale). Sono divisi in tre copie di libri legate ad argomenti specifici specifici: la prima coppia parla della teoria atomistica. Per Epicuro gli dei potrebbero anche esistere (visto che riusciamo a concepirli) ma sono totalmente estranei alla realtà umana, vivono negli "intermundia" serenamente senza preoccuparsi delle sofferenze umane causate in gran parte dalla religione. Anche l'anima è ammessa ma è sempre fatta di atomi più sottili; quando si è morti non percepiamo la nostra morte poiché non abbiamo l'anima. Gli atomi cadono sempre in verticale, si scontrano per il "clinamen": uno spostamento di traiettoria.
La seconda coppia parla dell'uomo: l'uomo non dovrebbe cercare la felicità con la religione. L'uomo dovrebbe essere atarassico (estraneo alla realtà) per essere saggio (gli dei sono atarassici per definizione); inoltre il saggio dovrebbe provare il più possibile i piaceri materiali. I piaceri per essere tali devono risolvere un bisogno necessario o non necessario. Il piacere più giusto è quello più semplice-elementare.
La terza coppia parla del mondo e della realtà. Ogni coppia è preceduta da un elogio di Epicuro che è contrapposto al finale di ogni argomento di carattere drammatico.
Molti studiosi affermano che il vero finale mancante sarebbe stata la descrizione della vita serena degli dei contrapposta al finale tragico della peste di Atene. Il dubbio rimane visto l'inizio del poema con un elogio a Venere.

Introduzione a Lucrezio, poeta filosofo

Note sulla vita
Vissuto all'epoca delle guerre civili (94 a.C. - 50 a.C.) non sono state tramandate molte altre notizie. San Girolamo cita Lucrezio dicendo che uscì di testa a causa di un filtro d'amore; il poema "De Rerum Natura" lo ha scritto negli intervalli della pazzia e poi è morto. Il poema è stato rivisto e pubblicato da Cicerone. È l'unica opera poetica-filosofica in cui uno scrittore latino descriva la realtà in modo puramente materialistico. Il vero nemico di Lucrezio è la religione; il suo pensiero deriva da Epicuro che aveva detto che gli uomini avrebbero dovuto liberarsi degli dei. San Girolamo naturalmente non apprezzava la sua opera.

Ripasso del periodo romantico in letteratura

Lo scopo dei romantici è la felicità terrena attraverso gli istinti, le emozioni, la natura. Gli illuministi avrebbero trovato la felicità nella ragione; i neoclassici nella bellezza. In Keats si nota la negatività della mutevolezza del mondo contrapposta all'immobilità delle figure scultoree colte nel momento di massimo splendore e gioia. La "sehnsucht" è un perno dell'ideologia romantica che in un certo senso ricorda la poesia provenzale con l'amore cortese che è puro desiderio in tensione. L'amore può portare verso il mondo degli dei; non bisogna turbare l'amato poiché l'amore è la condizione più vicina a quella divina.
L'altro tema è la natura nella sua forza, autonomia e splendore. La razionalità umana limita ed impoverisce la natura.

Holderlin - il canto del destino di Iperione
Condizione di perfezione degli dei contrapposta alla sofferenza fatale degli uomini. Il poeta vorrebbe/dovrebbe vivere con gli dei per essere nel suo mondo.

La situazione durante i moti rivoluzionari del 1830

Ci sono vari motivi per il fallimento dei moti del 1820-21: divisioni tra moderati e democratici, intervento Stati esteri. Per quanto riguarda quelli del decennio successivo si possono trovare rivalità tra le città soprattutto in Italia come ad esempio tra Modena e le legazioni pontificie; inoltre il mancato intervento della Francia che molti sospettavano. Si capisce che non ci si può affidare all'intervento dall'esterno ed è molto importante l'unione interna.
In questo periodo l'impero Ottomano è in una grave crisi e cercano di approfittarne Inghilterra e Francia (Nordafrica colonizzato commercialmente) insieme a Russia e Impero Asburgico (tutti e due cercano lo sbocco sul Mediterraneo). A governare la Grecia fu inviato un principe tedesco (di Baviera); in questo periodo inoltre diventano indipendenti Serbia, Moldavia, Valacchia.
L' Inghilterra negli anni '30 del 1800: nel 1825 vengono legalizzate le Trade Unions; nel 1829 si ha la parità di diritti sia politici che civili per tutte le confessioni religiose; nel 1832 viene varata una nuova riforma elettorale; nel 1833 viene abolita la schiavitù nelle colonie e varata una nuova legislazione per il lavoro minorile (gli under 12 potevano lavorare al massimo 8 ore al giorno); nel 1835 si ha il suffragio maschile per le elezioni amministrative; nel 1846 c'è l'abolizione del dazio sui cereali; nel 1847 viene stabilito che la giornata lavorativa di donne e giovani sia di 10 ore e mezza tranne per gli operai tessili.

martedì 13 settembre 2011

Nozioni sulla Critica della Ragion Pratica di Kant (2)

Morale della libertà e dell'autonomia. Libertà è in senso negativo, invece autonomia è saper vivere dandosi leggi da soli quindi è una libertà positiva. È critico con tutte le morali eteronome ovvero quelle che hanno leggi che vengono dall'esterno della ragione umana; la sua è una morale autonoma. La moralità è determinata dall'intenzione non dall'azione.
Esempio: un'elemosina fatta per avere felicità in futuro è un'azione interessata, legale e non morale; un'elemosina fatta per senso del dovere è un'azione morale poiché non dipende dallo scopo ma dall'intenzione. Non si deve valutare il risultato; è una morale formale ed intenzionale. L'intenzione e la forma sono la razionalità dell'azione. La ragione è ciò che unisce gli uomini e quindi è una base certa per la morale. Per sapere se è morale bisogna porsi la domanda: se tutti si comportassero così, sarebbe giusto? Se è si allora vuol dire che è morale se la risposta invece è negativa allora vuol dire che l'azione da noi pensata non è morale. (Topica del giudizio)
Critica della ragion pratica (empirica): la ragione pratica deve essere pura e non condizionata dall'esterno o da emozioni sia interne che esterne. La ragione pratica deve essere pura invece la ragione teoretica non deve essere pura. Il dovere mi spinge a raggiungere qualcosa verso l'infinito (immortalità dell'anima): solo un santo riesce a fare un'equazione tra volontà e ragione.

Nozioni sulla Critica alla Ragion Pratica in Kant (1)

Kant sostiene che per l'uomo è impossibile non fare metafisica poiché quelle domande sono insite nell'uomo.

Ragion pratica
La frattura tra le due ragioni è interna all'uomo. La ragion pratica da' indicazioni alla volontà; Aristotele aveva già distinto in virtù dianoetiche ed etiche, quindi la divisione praticata da Kant non è un'assoluta novità. È una morale di tipo deontologico e non eudeimonistico come era stato per la maggior parte fino a quel momento. Deontos = dovere; già gli stoici avevano un'idea simile. Un altro tipo di morale è quella edonistica (il fine coincide con il piacere). Kant critica sia quella edonistica, sia quella eudeimonistica.
Principi pratici: massime e imperativi, sono determinazioni rispettivamente soggettive e oggettive della volontà. Gli imperativi possono essere ipotetici o categorici.Le massime non hanno universalità ma valgono solo per la persona stessa. Gli imperativi sono universali a gradi diversi: gli ipotetici valgono per molti ma non per tutti, i categorici valgono per tutti. Ipotetico: se vuoi,... devi...; universalità circoscritta a chi ha lo stesso scopo. Categorico: tu devi...; fonda una legge morale.
Distinguere legge naturale da morale; si serve di una distinzione linguistica tedesca per dovere: sollen e mussen. Il primo è un dovere morale, il secondo è un dovere naturale. Il dovere morale implica necessariamente la libertà; il tu devi è "ratio conoscendi" della libertà; la libertà è "ratio essendi" del dovere. Sentiamo il senso del dovere proprio perché siamo liberi. Da dove è arrivato il tu devi? Il pensiero kantiano è molto tedesco e viceversa. Kant è stato educato al senso del dovere del "Pietismo" in famiglia. Il "tu devi" viene quindi dalla ragione, è un fatto della ragion pratica. L'imperativo categorico è unico, è solo il "tu devi".