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lunedì 26 settembre 2011

Purgatorio - Canto 6

Canto 6
Come il precedente, questo canto è caratterizzato da anime morte violentemente e quindi con poco tempo per pentirsi. È il canto che parla della situazione politica in Italia. Dante ha un dubbio: perché Dio accorcia la pena con le preghiere dei familiari? Inoltre Virgilio scrisse che gli Dei non ascoltano; Virgilio conclude che prima si pregavano false divinità, e anche che Dio è caritatevole.
Virgilio indica un'anima: è Sordello uno dei più importanti poeti provenzali proveniente da Mantova; appena Sordello vede il suo concittadino Virgilio lo abbraccia. Dante comincia allora una riflessione sulla situazione politica in Italia.

Purgatorio - Canto 3

Canto 3
Dante comincia a pensare che Virgilio non gli possa essere molto d'aiuto verso il Paradiso; si sente solo perché vede sul suolo solo la sua ombra. Virgilio dice che la ragione umana non può capire i misteri della fede.
Si ritrovano davanti alla montagna e non sanno che strada prendere; incontrano un gruppo di anime che accettano di condurli. Un'anima cerca di farsi riconoscere: è Manfredi di Svevia (figlio di Federico II) che nomina sua nonna e sua figlia e chiede a Dante di dire a sua figlia che lui è lì in Purgatorio nonostante fosse stato scomunicato.
Analisi: Virgilio è sempre più disorientato; le pecore rappresentano il popolo credente.

Purgatorio - Canto 1

Purgatorio
Nel Purgatorio si purifica l'attitudine al peccato, qualsiasi peccato. Prima non esisteva (inventato nel 1200); prima l'usura era un peccato mortale, poiché ci si faceva pagare il tempo in cui si prestavano i soldi, ma il tempo appartiene a Dio. Con l'evoluzione economica se i vescovi ricevono soldi in prestito devono ammorbidire le regole: nasce il Purgatorio per chi si è pentito in tempo.

Canto 1
Dopo l'oscurità dell'inferno si arriva alla luce dell'alba una volta riemersi; incontrano Catone che chiede loro come mai arrivano dall'inferno e Virgilio gli spiega la solita storia. Catone però è un pagano, suicida e nemico di Cesare (che ha sciolto la Repubblica) e quindi non si capisce la sua posizione qui; forse era per il suo ideale di libertà. Catone spiega loro che devono lavarsi in un certo posto della riva dove ci sono dei giunchi che assecondano il moto delle onde (nell'inferno invece le anime venivano spezzate poiché non seguivano il volere di Dio).
Analisi: vv 13: sinestesia tra dolce e colore, vuole rappresentare il cielo appena prima dell'alba. vv 115: l'alba vince le ombre e vedono il tremolare delle onde; l'alba si era già incontrata nel primo canto dell'inferno.

domenica 17 aprile 2011

Paradiso - Canto 6, versi XXVIII-CVIII

Canto 6, versi 28-108
L'impero per Dante è costituito dalla provvidenza. In questo periodo non riesce governare in Europa per i regni nazionali, in Italia per i comuni, in Germania per i principi. All'epoca di Dante ci sono degli utilizzatori dell'impero e degli antagonisti (guelfi e ghibellini).
Fino al verso 55 attraverso la simbologia pressante dell'Aquila (simbolo di Roma), Giustiniano parlerà della storia romana. Roma nata dal sacrificio di Pallante (alleato di Enea) fino agli Orazi e Curiazi (tre e tre) riassume il periodo pre-monarchico;continua dal ratto delle sabine fino all'ultimo re; riassume l'inizio della Repubblica (contro Brenno e Pirro) e le guerre puniche, fino a parlare di Pompeo. Parla di un colle vicino alla casa di Dante (luogo dove sorge Fiesole) che viene distrutto durante le guerre civili. Poi Cesare prese l'aquila e formò l'impero; dal Reno al Nilo alla Spagna; fu il primo imperatore anche se solo per un anno. È un racconto fulmineo basato su nomi e avvenimenti; il soggetto è quasi sempre l'aquila. Il baiulo è colui che porta l'Aquila. Ottaviano arriva fino al Lito Rubro (mar Rosso) e con lui il tempio di Giano viene chiuso. Perché l'aquila ha fatto tutto questo? I romani hanno conquistato il mondo perché Dio lo voleva. La resurrezione avviene in un grande impero con una predicazione che quindi si può espandere (avviene all'età di Tiberio, terzo Cesare). Gli ebrei saranno conquistati da Tito con la conseguente diaspora per punizione rispetto all'uccisione di Cristo. Si fa un salto a Carlo Magno e poi alla contemporaneità. Dante se la prende con i gigli gialli (Francia e Chiesa); si nota che appoggia un po' i ghibellini.

sabato 19 marzo 2011

Paradiso - Canto 6, versi I-XXVII

Canto 6, versi 1-27
Alla fine del quinto canto è nel cielo di mercurio e incontra Giustiniano che però parlerà per tutto il sesto canto. Il canto parla della situazione dell'impero; c'è un riassunto della storia di Giustiniano ma anche della storia dell'impero Romano. Viene sottolineato il simbolo dell'Aquila che è stata fatta tornare ad oriente da Costantino (dopo che Enea l'aveva portata in Occidente). Quando Giustiniano diventa imperatore mise in ordine le leggi e si convinse che in Cristo c'erano due nature; questo ritratto di Giustiniano e abbastanza fantasioso poichè Dante deve fargli dire ciò che vuole.

Paradiso - Canto 1, versi I-XCIII

Canto 1, versi 1-36
I primi 36 versi sono considerati il Proemio. Il canto inizia con un riferimento a Dio che Dante dice di aver visto da vicino ma che non riuscirebbe a descrivere poiché quando lo si vede si entra in lui e quando si esce, la memoria non riesce a seguire il resto dell'intelletto. Il canto di Dante sarà ciò che lui sarà riuscito a ricordarsi. Subito dopo c'è l'invocazione ad Apollo (cristianizzato); per Dante creare poesia è simbolo di gloria (riferimento all'alloro anche per la storia di Apollo). Si parla di ultimo lavoro inteso come ultimo canto della divina commedia. Parla del monte Parnaso: fino ad adesso a Dante era bastata l'invocazione alle Muse (che dimorano su una delle 2 cime del monte) ora però necessita dell'invocazione ad Apollo (che dimora sulla cima principale del monte Parnaso) per parlare di una cosa notevolmente superiore. C'è un riferimento a Marsia che aveva sfidato Apollo con il flauto e avendo perso era stato scuoiato vivo; Dante sta vivendo uno stesso effetto di transumanazione qui in paradiso. Chiede (a Dio o ad Apollo) di potersi ricordare le sue visioni in modo tale da poter essere incoronato d'alloro. Gli uomini rare volte desiderano la vera gloria e per questo l'alloro (pianta in cui si era tramutata l'amata di Apollo) dovrebbe essere felice quando uno cerca gloria. Dante afferma che la sua modesta opera potrà ispirarne di maggiori in futuro.


Canto 1, versi 37-93
Al sorgere del sole Beatrice lo fissa come farebbe un'aquila e Dante fa lo stesso e ha la sensazione che il sole si sia sdoppiato e la luce sia raddoppiata di potenza; Dante a questo punto fissa Beatrice e dice di transumanare ovvero andare oltre all'uomo (pone l'esempio di Glauco che mangiando una speciale erba da uomo era diventato Dio). La luce ormai è insostenibile e Beatrice gli spiega che stanno volando più veloce di una folgore verso il paradiso. Dante sente una musica che consiste nell'armonia dei cieli.

 

La Divina Commedia - Il Paradiso

Il Paradiso
Viene considerata la parte meno attraente dell'opera poiché molto più omogenea; ci sono molte questioni teologiche che rallentano il ritmo: sono un esempio di tomismo. Alla fine la visione di Dio è un qualcosa di troppo grande per noi uomini, per la nostra memoria e il nostro linguaggio: Dante continua ad ammettere di non essere in grado di descrivere ciò che vede. L'essenza del paradiso consiste nella contemplazione della figura di Dio. Bisogna tenere conto di 2 3 cose che dante afferma: tutto ciò che è stato creato a necessità di tornare al creatore; se le anime avessero potuto, appena create sarebbero tornate subito a Dio. Per questioni di simmetria con gli altri canti deve fare un viaggio a gradi: anime sotto l'influsso di vari astri (le anime però hanno le stesse caratteristiche). Le anime del paradiso sono semplicemente dei giochi di luce: quelle di livelli più bassi però conservano anche una certa traccia di corpo. Questo non significa che ci sia una graduatoria (al massimo ci sono delle differenze); c'è una differenza di meriti (di come si è raggiunto il bene) ma sono tutte allo stesso livello poiché sono in paradiso. Conoscendo il volere divino accettano con piacere la propria posizione.