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sabato 5 febbraio 2011

Sintesi de "La Locandiera"

La Locandiera
All'inizio vengono presentati il conte e il marchese che sono due nobili abbastanza differenti: il primo ricco, il secondo povero. Il Cavaliere si presenta come antipatico, che non apprezza Mirandolina (la locandiera). La locandiera dovrebbe essere in condizioni di inferiorità ma la commedia mostra l'opposto. Il marchese e il conte sono personaggi stereotipati; Mirandolina ci gioca ma, è interessata al Cavaliere poichè vuole farsi adulare anche da lui che disprezza le donne. Mirandolina è destinata a sposare Fabrizio che è tenuto sulle spine ogni volta da lei.
Mirandolina comincia il corteggiamento al conte prima adulandolo poi assecondandolo nella sua maschilità contraria alle donne. Il Cavaliere comincia ad ammorbidirsi e a notare la locandiera.
Entrano in scena due donne (finte dame) esperte commedianti che ingannano Fabrizio ma non Mirandolina. La locandiera però tiene il gioco della finzione e le presenta al marchese (che scoprono povero) e al conte (che vedono ricco); Ortensia e Dejanira si rivolgeranno quindi principalmente al conte. Le due finte dame servono a liberare la scena per Mirandolina.
Il Cavaliere sta cadendo nella trappola di Mirandolina che lo sta adulando con varie pietanze. Nel secondo dialogo tra la locandiera e il Cavaliere, Mirandolina continua il suo piano anche se ormai le difese del cavaliere sono cadute; entra in scena il marchese e si siede con loro. La scena è comica e gestuale; sullo sfondo c'è il dialogo sottovoce dei due protagonisti. Mirandolina dimostra di non saper mentire al Cavaliere e lo fa sentire in colpa (naturalmente sta fingendo); alla fine lei se ne va con un brindisi all'amore nel momento in cui Cavaliere è cotto a puntino.
Cambio di scena: il conte con le due commedianti scommettono di far innamorare Cavaliere non conoscendo il piano già attuato da Mirandolina. Le due commedianti perdono il confronto con il Cavaliere che si comporta in modo brutale. Il Cavaliere chiede il conto e Mirandolina glielo presenta di persona: a questo punto compie una specie di scenata con svenimento finale dando il colpo di grazia al cuore del Cavaliere.
Atto terzo: Mirandolina non vuole il regalo del Cavaliere e sfrutta la servitù di Fabrizio; lei sta stirando. L'azione dello stirare è fondamentale in questo dialogo in cui Mirandolina gestisce come due burattini sia il Cavaliere sia Fabrizio.
Il marchese offeso da un gesto del Cavaliere vorrebbe soddisfazione ma i due si chiariscono in parte. Il marchese trova la boccetta d'oro (regalo del cavaliere rifiutato da Mirandolina) e la regala a Dejanira. Il marchese parla con il conte e decidono di andarsene ma, prima, il marchese deve riprendere la boccetta che è in mano a Dejanira (ora tutti sanno che sono commedianti). Mirandolina capisce di aver esagerato e pensa di sposare Fabrizio. Arrivano i nobili e c'è una specie di duello tra il Cavaliere e il conte, arriva anche Mirandolina che cerca di risolvere i vari problemi prendendo in mano la situazione. Alla fine sposa Fabrizio e ricorda al pubblico di diffidare dalle adulazioni delle donne.

L'impero asburgico nel 1700

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L'impero asburgico
Nel 1715 era la maggiore potenza europea; gli ottomani si stavano ormai indebolendo. Bisogna decidere cosa fare in politica estera. L'Ungheria era difficile da governare (bisognava trattarla con i guanti bianchi); Carlo VI deve rassegnarsi a due nuclei di potere: austriaco e ungherese. Pesante fiscalizzazione ai contadini. Chiesa privilegiata sulle tasse; l'imperatore pensò ad ampliare il settore marittimo: porto di Trieste (Austria); porto di fiume (Ungheria); tutti e due esentasse. Non riuscì ad avviare al successo però le compagnie monopolistiche per la concorrenza di quelle inglesi e olandesi. Ci sono problemi di successione che portano alla Pragmatica Sanzione nel 1713: permette alla figlia Teresa di succedere al trono (documento non accettato dalla Prussia).
Nel 1740 Maria Teresa diventa regina ma subisce un attacco dalla Prussia. L'Austria perde la Slesia (che va alla Prussia). Maria Teresa è considerata un'illuminista.
Riforme: stanziamento fondi per l'esercito; divisione fra potere giudiziario ed esecutivo; Direzione affari interni e finanziari (massimo organo amministrativo civile); Toscana usata come campo di sperimentazione di riforme; centralizzazione potere in Austria e Boemia ma non in Ungheria (solo successivamente con suo figlio Giuseppe II).



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Introduzione alla Prussia 1600-1700

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La Prussia
Nome dai territori orientali acquisiti nel 1660; altri territori in Germania tra i fiumi Weser e Reno più altre frazioni. Territorio minerario e fluviale.
Federico Guglielmo il grande elettore 1640-1688 porta la Prussia ad un'importanza internazionale con un forte esercito e potere centralizzato.
Federico III diventa re Federico I 1688-1713; la Prussia è sempre più autonoma dall'impero germanico; 1713-1740 re Federico Guglielmo I (re sergente) fonda lo Stato militare e trasforma il paese in una caserma. 2 milioni di abitanti, 83.000 militari; ufficiali e anche amministratori dalla nobiltà poiché ufficiale = amministratore. La Prussia aveva il quarto esercito in ordine di importanza in Europa. Centralizzazione: Suprema Direzione Generale delle finanze della guerra e dei deimani: organo massimo di centralizzazione civile in Prussia. I nobili pagavano le tasse secondo il reddito. Dissodamento di terre per favorire l'urbanizzazione nelle terre dell'est. Federico II nel 1740 farà guerra all'Austria di Maria Teresa.


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Critica religiosa di Galilei

Scienza e Sacra Scrittura: un atteggiamento strutturalmente eretico
E' una lettera ad un suo amico ed allievo. Il punto di partenza: come ci si regola se le scoperte scientifiche contrastano con la verità delle Sacre Scritture?
Poiché la scrittura non è sempre molto chiara è la fonte meno adatta in un ambiente scientifico. La sacra scrittura deve essere compresa dagli uomini e quindi deve a volte adattarsi per farsi capire; le leggi naturali invece sono dirette da Dio ed immutabili e gli uomini per capire sono tenuti ad indagare. La Scrittura si adatta per far capire agli uomini addirittura il concetto di Dio, si adatterà anche a riguardo delle leggi naturali. Bisogna trovare un'interpretazione più adatta delle Scritture per adeguarsi alle verità scientifica. Per Galileo gli interpreti delle scritture non capiscono le dimostrazioni scientifiche e quindi non dovrebbero intromettersi. Dio ci ha dato le scritture sono per farci capire meglio la fede; un esempio può essere l'astronomia che è solo accennata senza nemmeno i nomi dei pianeti. Per uno attaccato alle scritture, lui ha sempre ragione e gli scienziati hanno torto e allora Galileo chiede che dimostri la sua verità con i mezzi delle scritture.

Galilei: il metodo e le critiche

Galileo Galilei
Nato a Pisa, ha insegnato anche a Padova in Università. Il suo lavoro gli crea problemi con la Chiesa.

Un apologo sui limiti del sapere umano
Un esempio: un uomo alleva uccelli per il loro canto, scopre poi un nuovo modo di fare suoni: con il flauto; poi scoprì il violino poi il cigolio di una porta,...
Questo porta l'uomo ad essere incerto nel sapere a proposito del suono poiché più conosce più si rende conto di non sapere. Incomincia poi a fare anche esperimenti. Alla fine si rende conto della sua ignoranza.

Esperienza e autorità
Sagredo è un nobile veneziano che cerca di mediare tra i due esperti; Simplicio (personaggio inventato) è un filosofo aristotelico; Salviati è un allievo di Galileo che sostiene Copernico. Domanda: che libertà di indagine hanno gli scienziati? E' possibile che ci sia un'autorità superiore che abbia già definito le conoscenze?
Per Simplicio ciò che scrissero stimati autori sono verità indiscutibili. Sagredo racconta un aneddoto: in uno studio medico il chirurgo fa notare ad un aristotelico che il fascio principale di nervi viene dal cervello, ma il filosofo gli conferma l'autorità di Aristotele e perciò nega la prova sperimentale. Sagredo sottolinea la stranezza della risposta nonostante il filosofo avesse potuto vedere con i suoi occhi la verità. Per Simplicio conoscendo a fondo Aristotele si possono trovare i collegamenti per tutto lo scibile mettendo insieme i pezzi dei suoi discorsi. Sagredo allora afferma che prendendo pezzi di Virgilio e Ovidio e formando un centone (opera puzzle di vari autori) si può spiegare tutto; come con un alfabeto basta combinare le varie lettere per ottenere tutto lo scibile.
Consiglio per la lettura: la biblioteca di Babele (H. L. Borges).
I filosofi per Salviati si fidano dell'autorità per paura di nuovi percorsi di conoscenza. Simplicio allora chiede chi sia la guida del sapere se non Aristotele. Salviati risponde che la sua guida sono gli occhi, questo però non vuol dire di non studiare Aristotele anzi, studiandolo in modo critico si potrebbero scoprire errori e verità.

Introduzione al teatro musicale

Il teatro musicale

Si cerca di tornare alla tragedia greca cantata; autore da ricordare è il padre di Galileo Galilei: Vincenzo Galilei. Vi è una linea musicale: quando servivano le parole la musica le sottolineava, altre volte la musica le sovrastava; questo metodo si alternava nei vari periodi storici. Alternarsi di due momenti: recitativo, aria; nel recitativo la storia andava avanti, nell'aria c'era una pausa solistica.
Nel periodo barocco la lingua musicale è l'italiano.
Teorie degli affetti: la musica può esprimere un certo numero di sentimenti, codificati già nella teoria musicale. Sotto influenza dell'opera buffa, l'opera seria ottiene nuovi stili di vocalità e nuovi schemi musicali; questo nel 1700 grazie a Gluck.

venerdì 4 febbraio 2011

Teatro dialettale - In veneto

Il teatro dialettale
storie realistiche, basate sulla realtà quotidiana; la lingua dialettale non ha modelli forti come il toscano (lingua nazionale) quindi lo scrittore può inventarsi nuovi modelli ma anche espressioni. È un po' "l'opera buffa" del teatro rinascimentale.

La Veniexiana
Le confidenze notturne di Angela

Angela è una vedova che cerca di conquistare un ragazzo non veneziano contendendolo ad un'altra ragazza. Lo schema è inedito per le protagoniste donne. Prima volta in cui vengono espressi sentimenti femminili. La scena è attiva e molto gestuale.

Angelo Beolco (Ruzante)
Attore che scriveva per se stesso; figlio illegittimo di un ricco padovano. Diventa amico di un altro ricco Alvise Cornaro che lo prende tra i suoi artisti. Scrive in dialetto pavano (dialetto dei contadini del padovano nel cinquecento); i personaggi sono contadini.
Commedie anomale rispetto la tradizione.

L'incontro con la Gnua
Ruzante è tornato dalla guerra; Venezia ha perso tutta la terra ferma: i nobili cambiano sponda mentre i contadini rimangono fedeli a Venezia e si rivoltano. Alla fine la guerra finisce in pareggio.
Ruzante una volta vista la situazione della battaglia, scappa tornando a Venezia. Incontra un suo amico che lo prende in giro; incontra la sua donna che nel frattempo è diventata una escort e poiché guadagna molto non lo rivuole più. Arriva il protettore di lei che lo picchia; l'opera si conclude con un dialogo tra Ruzante e il suo amico Menato. Formalmente è una commedia ma si notano elementi tragici e violenti che stonano nello schema classico della commedia.

Teatro Rinascimentale - La Mandragola

Teatro rinascimentale
Nella prima fase gli spettacoli sono recitati in latino; poi in una seconda fase vengono tradotti in volgare. Con il 1500 gli autori cominciano a scrivere rappresentazioni (da ricordare alcuni scritti di Ariosto). Con il passare del tempo si sviluppano le novelle (Boccaccio ma anche Machiavelli). La Mandragola può essere un interessante esempio poiché si nota lo stile di Machiavelli ma in chiave comica.

La mandragola
Messer Nicia si sposa con Lucrezia (bella donna). Arriva Callimaco che vuole conquistare Lucrezia con l'aiuto del servo (schema tipico di Plauto). Nicia non riesce ad avere figli e Ligurio (il servo) e presenta sotto false sembianze di medico il padrone Callimaco: la diagnosi è che Lucrezia deve prendere un infuso di una particolare erba (La mandragola).
Nel primo atto si presenta la situazione; nel secondo e terzo c'è lo sviluppo; nel quarto c'è un capovolgimento della situazione; nel quinto atto c'è un epilogo che ripresenta i personaggi alla fine delle azioni. Questo è lo schema tipico di una commedia.
Nicia è pieno di sé ma è stupido come una capra tibetana; l'azione si svolge nell'arco di una giornata circa (regola dell'unità: di luogo di tempo, ... teorizzata già da Aristotele).

Ligurio mette in atto il piano andando a corrompere il frate confessore di Lucrezia. Cerca di vedere se il frate (Timoteo) è corruttibile ponendogli un problema peggiore. Provata la sua corruttibilità gli racconterà la vera storia. A questo punto entrerà in scena anche la madre di Lucrezia che aiuterà gli altri nel piano diabolico.

Timoteo in questa scena con motivazioni non proprio da religioso cerca di convincere Lucrezia: bisogna preferire un bene certo ad un male incerto; inoltre il peccato è solo in presenza della volontà.

Callimaco è riuscito nel suo piano, anzi ha ottenuto molto di più. Callimaco ora è diventato amico di famiglia del messer Nicia e avrà molte più occasioni per stare con Lucrezia.

Finale del Bellum Catilinae

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Il Senato deve decidere la condanna per Catilina in contumacia sotto proposta di Cicerone: incomincia il dibattito.
Due schieramenti: i democratici con Cesare che tende salvaguardare i diritti; gli altri appoggiano Cicerone.

I discorsi di Cesare e di Catone in Senato

Cesare: se il crimine è esagerato bisogna giudicarlo secondo la legge, non rispondere in modo esagerato, per distinguersi dai criminali. Espone la proposta dell'esilio e confisca dei beni;
Catone: è più pratico e consiglia ai senatori cosa converrebbe a loro personalmente.

Ritratto comparato dei due personaggi
Dopo il discorso di Cesare e Catone, Sallustio compie una riflessione sui due comportamenti. le basi dei caratteri sono discordanti ma sono entrambe lodate: Cesare per il suo valore in guerra e per la sua mentalità liberalistica, Catone per la sua fermezza d'animo e rigidi valori.

Tragica visione del campo di battaglia
Terminata la battaglia, veramente si sarebbe potuto vedere quanta audacia ci fu nell'esercito di Catilina. Infatti quasi ognuno ricopriva con il corpo dopo essere morto il luogo che copriva combattendo. Invece pochi, che la corte pretoria aveva diviso entrando tra le fila, erano fuori posto con ferite frontali. Catilina, in verità fu ritrovato tra i cadaveri dei nemici (romani ufficiali); ancora respirava un po' avendo in volto l'espressione feroce che aveva in vita. Infine, nessuno fu catturato dei cittadini che combattevano (tutti morti); così allo stesso modo tenevano conto della propria vita come quella dei nemici. Né, l'esercito romano era riuscito ad avere una felice vittoria; i soldati o erano morti o gravemente feriti. Molti che erano usciti dall'accampamento per vedere o per togliere le armi al nemico, ritrovavano amici, ospiti ma anche nemici privati. Così in maniera varia si agitavano la gioia, il dolore e la felicità.
Pausa analitica: come Catilina era valoroso ma aveva sbagliato parte, così l'esercito ribelle era valoroso ma era contro Roma.


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giovedì 3 febbraio 2011

Comportamento e crimini di Catilina

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Irretimento di giovani ed emarginati
In una città così corrotta, Catilina aveva intorno a sé, come una corte di compagni-guardiani, una schiera di criminali di ogni tipo. Le peggiori persone erano vicine Catilina: adulteri, golosi che avevano distrutto i beni paterni, chiunque avesse grandi debiti e cercava attraverso i crimini di cancellarli, tutti i parricidi, i condannati o coloro che temono i giudizi, coloro che potevano guadagnare qualcosa dai crimini e infine tutti coloro che esagitavano questi comportamenti. Se qualcuno anche libero di colpe veniva contatto con lui, per le abitudini diventava facilmente un criminale. Ma soprattutto desiderava la familiarità dei giovani, catturava senza nessuna difficoltà i loro animi ancora plasmabili ed incostanti. Infatti qualunque ragazzo divampava per desiderio a causa della sua età: ad alcuni offriva scorta (prostitute, escort), ad altri cani (da caccia) e cavalli e infine non badava a nulla purché rendesse costoro fedeli a se stesso.

Catilina in Cicerone
Cicerone accusa Catilina delle peggiori cose; Sallustio scrive in base a ciò che è stato scritto da Cicerone.

Crimini e tormenti di Catilina
Già prima, da giovane, Catilina aveva già fatto molti stupri (azioni sessuali illegali) con una nobile vergine, con una sacerdotessa di Vesta e tante altre cose che andavano contro il giusto (divino e umano). Infine, preso per amore da Aurelia Orestilla, della quale gli uomini dicevano solo che era bella, poiché lei esitava a sposarlo perché era preoccupata per il figliastro adulto, Catilina eliminò il figlio per rendere possibili le nozze. Questa cosa sembra essere un gradino verso la congiura. Infatti, questo animo impuro, rifiutato dagli uomini e dagli dei, non riusciva a dormire. Quindi aveva un colorito pallido, occhi torvi, la mente completamente squilibrata; la follia era presente nel suo volto e faccia.


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A proposito di Catilina

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Ritratto di Catilina

Lucio Catilina nato da famiglia nobile fu di grande forza d'animo e corpo ma di ingegno malvagio. Fin dalla giovinezza gli furono gradite le guerre civili e le stragi e si esercitò in queste. Il suo corpo poteva sopportare qualsiasi cosa sopra qualsiasi immaginazione. Fu di animo audace e subdolo, simulatore e dissimulatore, desideroso delle cose altrui, sufficiente in eloquenza, scarso in sapienza. Desiderava cose irrealizzabili e impossibili.
Pausa analitica: nel complesso è una descrizione negativa ma si possono trovare elementi positivi (la forza, l'audacia, la capacità di sopravvivenza) quasi in contrapposizione con quelli negativi: ritratto paradossale.
Dopo il dominio di Silla, uno sfrenato desiderio di avere il potere lo aveva avvolto; non aveva nessuna preoccupazione sui mezzi da usare purché riuscisse nel suo scopo. Ogni giorno sempre di più il suo animo feroce era agitato dalla scarsità del denaro familiare e dai rimorsi dei diritti; entrambe le cose sono provocate dal suo carattere. Inoltre lo incitavano i corrotti costumi della città che alcuni mali (lussuria e avarizia) vessavano.


Catilina in Cicerone
Cicerone accusa Catilina delle peggiori cose; Sallustio scrive in base a ciò che è stato scritto da Cicerone. 


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Storiografia e costumi

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Meriti della storiografia ed errori giovanili
Per Sallustio narrare la storia (politica) può essere il proprio contributo ad una società migliore. Cerca di giustificare le sue azioni precedenti parlando dell'ambiente circostante.

 
Motivazioni della scelta storiografica
Sallustio è stato corrotto dalla società circostante; ma ha deciso di cambiare vita e di scrivere monografie per indagare meglio la realtà. Vuole usare la storiografia per influire sulle scelte della politica.

Gli antichi romani, audaci in guerra, moderati in pace
Descrizione degli antichi: vivevano in concordia e la giustizia per loro era naturale; nell'esercito le punizioni sono per chi mostra un eccessivo valore. I caratteri sono idealizzati ed esagerati.

Rovinosi effetti della ricchezza
Ora il valore è cambiato e la ricchezza ha preso il posto più importante e le vecchie virtù spariscono; una volta costruivano grandiosi templi ora grandiose ville.

Sperperi sfrenatezza, stimoli alla generazione
L'autore è scandalizzato dai nuovi modi delle generazioni contemporanee.


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A proposito di Sallustio

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Sallustio

Nasce nell'86 a.C. da una famiglia di plebei. Diventa senatore dopo aver fatto parte di altre istituzioni ma viene espulso (non si sa il motivo preciso). Quando arriva Cesare, lui si mette con questo comandante e ottiene il governatorato dell'Africa settentrionale; viene accusato di corruzione ma per intervento di Cesare il processo viene chiuso. Sallustio si dimette da tutte le cariche e acquista una villa in centro a Roma per dedicarsi alla letteratura e alla storia.

Opere: Bellum Catilinae, Bellum Iugurthinum, Historiae (incompleta).

Bellum Catilinae
Gli storici romani scrivevano basandosi soprattutto sugli "annales". Si stava sviluppando però l'opera monografica (che parlava di una storia ristretta); questo è il tipo di storie di Sallustio.
Catilina è un giovane nobile che tenta una congiura contro il Senato ma viene scoperto ed esiliato da Cicerone; Catilina prova a radunare un esercito per prendere il potere ma viene sconfitto e ucciso in battaglia.

Ideologie
Per Sallustio le ricchezze delle guerre puniche hanno corrotto i costumi della classe dirigente romana. Si sono perse le "Mos Maiorum".

Lessico
Usa forme anche arcaiche ma in sostanza è semplice.

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mercoledì 2 febbraio 2011

L'Orlando furioso - Canto 1 bis

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Canto 1, ottave 37-58

Angelica sta scappando, arriva in una radura e si riposa; dopo un po' arriva Sacripante che si lamenta di non poter aver Angelica. Alla dama viene in mente di usarlo come scorta per poi mollarlo quando non gli sarebbe più servito.

Analisi: le prime 2 ottave descrivono un locus amaenus ( nel poema questi sono simili tra loro ); in questo momento arriva Sacripante con l'armatura ( nel poema tutti i cavalieri indossano sempre l'armatura ) e sospira i suoi lamenti che renderebbero clemente una tigre e il suo petto sembra un vulcano; la vergine è come la rosa che appassisce per gli altri quando uno la coglie. Il Cavaliere continua a dire che lei si è concessa già ad altri e lui si lamenta per nulla; preferirebbe uccidersi. A questo punto interviene la fortuna poiché Angelica ha sentito i suoi lamenti ma non ne ha pietà ( fredda come una colonna ) e pensa subito come approfittare dell'occasione poiché è inseguita dagli altri cavalieri ( che hanno pensieri più pratici ); naturalmente non ha la minima idea di ricompensarlo. Lo rassicura che Orlando non l'ha toccata (Ariosto commenta che non è verosimile) e Sacripante attraverso l'amore, ci crede. Il cavaliere allora pensa come cogliere l'occasione persa da Orlando.


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L'Orlando furioso - Canto 1

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Canto 1, ottave 5-16

Orlando torna con Angelica all'accampamento di Carlo ma Rinaldo la vuole e Carlo la sequestra e posticipa la contesa a dopo la battaglia ( chi si comportava meglio in guerra aveva la donna ); il problema è che i cristiani perdono la battaglia. In questo modo la fortuna rimescola le carte. Angelica quando capisce come sta andando la battaglia prende un cavallo e scappa; ad un certo punto incontra un cavaliere. Nella sua fuga né incontrerà tre che la inseguiranno, riesce a scappare da due che combattono per lei e incontra il terzo che si lamenta della sua sfortuna; lei decide di far finta di concedersi per essere protetta aspettando tempi migliori. I cavalieri in questo poema hanno l'unico scopo di avere per primi Angelica. Angelica però ha una sua personalità e prende iniziative che non rientrano nella mentalità dei cavalieri. Orlando è in compagnia di Angelica molte volte nella storia ma essendo ligio ai doveri cristiani non l'avrebbe toccata mai prima del matrimonio.

Riassunto delle ottave:
Il Cavaliere che incontra è Rinaldo che però è senza cavallo; lei scappa e incontra un altro cavaliere: è Ferraù ( pagano ) che vedendo la ragazza inseguita ( da Rinaldo ) incomincia a difenderla e lei scappa. I due smettono di combattere e decidono di inseguirla insieme per poi combattere una volta presa; i due hanno un solo cavallo e ad un certo punto arrivano ad un bivio.


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L'Orlando furioso - Proemio

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Proemio

Gli elementi sono 3: invocazione alla Musa, anticipazione sulla storia, dedica ad un personaggio dell'epoca.
Le prime parole sono: " le donne, i cavalier, le armi, gli amori, le cortesie, le audaci imprese "; le prime 4 sono disposte a chiasmo come le ultime 4. Ariosto si pone delle limitazioni nel continuare "L'Orlando innamorato" e quindi anche la pazzia di Orlando diventa un episodio che si incastra sugli altri come avveniva nel poema precedente. L'invocazione non è molto solenne poiché riferita ad un'amante di Ariosto che lo fece diventare quasi pazzo. La dedica è destinata ad Ercole d'Este la quale stirpe deriva da Ruggiero. Alla fine scherza su quello che ha fatto, sminuendolo.


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martedì 1 febbraio 2011

A proposito de "La commedia dell'arte"

La commedia dell'arte

Tipo di teatro in cui il testo è solamente uno spunto; conta principalmente l'abilità dell'interprete come nelle arie dell'opera seria. Si formano delle compagnie di attori ben strutturate nei ruoli dei singoli: la tecnica predominante è l'improvvisazione. Gli attori devono avere dei costumi standard per far capire al pubblico subito il loro ruolo: nascono le cosiddette "maschere" (Arlecchino, Pantalone, Pulcinella,... ). La struttura dell'opera si chiama "canovaccio".
Con l'andare del tempo le battute diventano standard e si perde il piacere dell'improvvisazione. Questo teatro non ha avuto molto successo poiché i canovacci non valevano molto e l'unica cosa che contava erano gli attori.

lunedì 31 gennaio 2011

Introduzione al teatro post-classico

Il teatro

Nel medioevo questa forma di rappresentazione si interrompe quasi completamente; i giullari ad esempio trasmettevano la tradizione teatrale; la tipologia teatrale si può individuare anche in Cielo d'Alcamo in Rosa Fresca Aulentissima. Traccia del teatro si può trovare nell'ambiente ecclesiastico con le rappresentazioni degli eventi biblici.

Nel Rinascimento alcuni letterati riprendono il teatro dell'età classica soprattutto riprendono le commedie ( Plauto, Terenzio ); il pubblico però è cambiato poiché è più colto. Vengono rappresentate anche le novelle di Boccaccio; inoltre anche Machiavelli scrive commedie in un periodo in cui il teatro è già maturo.

Nel 600 vengono costruiti i primi teatri stabili. Da sottolineare anche il teatro dialettale delle varie regioni. I teatri vengono costruiti prevedendo anche la presenza di un'orchestra. Con il 600 nasce la commedia dell'arte in cui non c'è un testo ma ci sono gli attori che decidono cosa rappresentare prima dello spettacolo e improvvisano sul palco. Con il tempo questo tipo di teatro alla fine si standardizza. A metà del 1700 Carlo Goldoni riforma il teatro e lo fa ritornare un fatto letterario.
 

Con il cristianesimo il teatro scomparve poichè rappresentava vizi, emozioni forti, mali e si lavorava con il corpo, l'attore inoltre fingeva e tutto questo era visto come peccato.

domenica 30 gennaio 2011

Notizie su Carlo Goldoni

Carlo Goldoni

Il "Memoire" è la sua autobiografia scritta in francese e tradotta in italiano da lui stesso. Nasce a Venezia nel 1707 in una famiglia benestante che però è guidata dal nonno che sperpera il patrimonio. Da bambino riceve in regalo un teatrino di burattini; studia legge a Perugia, lavora in tribunale ma è affascinato dal teatro. Circa a 12 anni segue una compagnia di attori che va a Venezia. Incomincia a scrivere canovacci; un po' alla volta diventa collaboratore del teatro Sant'Angelo a Venezia. Goldoni vuole cambiare gli schemi e riformare il teatro: copioni scritti interamente, personaggi non standard. Il pasaggio è graduale: prima comincia con un solo personaggio poi amplia il suo progetto ad intere compagnie. Negli anni 50 (1750) il suo progetto è attuato: le maschere rimangono ma molto ridotte. "La vedova scaltra" è forse la prima opera interamente scritta verso la metà del secolo. Diventa molto apprezzato dal pubblico; i critici intellettuali si dividono: alcuni dicono che è bravo perché realistico, altri perché proprio per questo è di bassa lega. Il suo maggior oppositore e Carlo Gozzi che scriveva in ambientazioni fiabesche e la cui opera più famosa è "Turandot".

Goldoni dice di aver studiato dal libro del mondo e da quello del teatro: conosce la gente che gli sta intorno e impara le tecniche di scrittura teatrale.

Aneddoto: scommette di poter scrivere 16 opere in un anno e vince la scommessa; dopo ciò depresso e stanco, decide di andare in Francia e ricomincia la sua opera di riforma anche in quel paese. Diventa insegnante di italiano dei figli del re di Francia. Ha qualche problema all'arrivo della rivoluzione: nel 1792 gli tolgono la pensione ma si pentono e dopo un po' gliela ridanno ma lui ormai è morto.