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sabato 3 settembre 2011

Introduzione all'arte bizantina

L'arte bizantina
Introduzione generale

Dopo la fine dell'impero romano il potere si disperde in molti regnanti e quindi Roma non diventa più la sede riconosciuta dell'impero.
Il re goto Teodorico fissa la sua dimora a Ravenna ed inizia così un grande programma di rinnovamento urbano seguendo la tradizione architettonica dell'antico impero romano.

Il volume della basilica paleocristiana

Analisi sezione della basilica
 



Nella sezione si notano le 5 navate differenziate per altezza: nel muro così ricavato vengono aperte alcune finestre in alto, che portano verso il basso una luce con grande significato simbolico.
Inoltre anche dal punto di vista tecnico le basiliche rappresentano una novità strutturale, attraverso il tetto non più costruito in pietra come nella tradizione romana, ma in legno.

venerdì 2 settembre 2011

Il progetto della basilica paleocristiana

Analisi pianta della basilica
 


La pianta della basilica è composta da tre parti fondamentali con funzioni differenti. Il quadriportico esterno serve per radunare i fedeli non ancora battezzati: infatti al centro quasi sempre si trova una vasca d'acqua simbolo della purificazione. Dal quadriportico si accede alla chiesa vera e propria, suddivisa in 5 navate (quella centrale di solito più grande): questa suddivisione si è resa necessaria per il gran numero di persone che seguivano i riti cristiani.
L'ultimo elemento visibile è il Martyrium che contiene anche di norma un'esedra semicircolare, è il luogo dove viene collocato l'altare e dove si conclude lo schema processuale.

Boccaccio: La beffa nel Decameron

Boccaccio - Calandrino e l'elitropia (8° giorno, 3°novella)
Si sta parlando delle virtù magiche delle pietre, l'elitropia ha una virtù che Maso del Saggio spiega così: "nessuno ti vede dove tu non sei"; questa pietra si trova in un vicino torrente, il Mugnone. Calandrino (che ha capito che quella pietra rende invisibili cascando nel gioco di parole di Maso) vorrebbe usarla per rubare di nascosto i soldi ai cambiavalute; va a cercarla insieme a due suoi "amici" che dopo un po' gli fanno credere di essere diventato invisibile. Tornato a casa (dopo un viaggio in cui i due hanno continuato a prendersi gioco di Calandrino), Calandrino viene visto dalla moglie (ignara dello scherzo) e lui credendo che lei gli abbia annullato la virtù, la picchia. Alla fine il protagonista rimarrà solo e pieno di pietre.
La beffa è il mezzo con cui un furbo si prende gioco di uno stupido. Lo scherzo principale (quello di Maso) è incentrato nell'incomprensione di una cosa ovvia, detta in modo ingannevole.

giovedì 1 settembre 2011

Boccaccio: Ser Ciappelletto dal Decameron

Boccaccio - Decameron, Ser Ciappelletto (1° giorno, 1° novella)
In questa storia il tema è l'ingegno con cui il protagonista trova una soluzione brillante. Un mercante francese ha bisogno di un assistente per riavere dei debiti e si affida a Cepparello da Prato: un notaio molto disonesto che va orgoglioso dei suoi vizi, omicida, bevitore e baro. Ser Ciappelleto (come veniva chiamato il notaio) nel proseguio della storia sta per morire ed è ospite di altri mercanti italiani già con brutta reputazione. I mercanti discutono sul da farsi e Ciappelletto gli consiglia di chiamare un rinomato confessore e decide di compiere una falsa confessione che convincerà il prete della sua santità: il peccato di questa falsa confessione non gli salva l'anima ma è solo uno in più rispetto a tutto quello che aveva già fatto. Il moribondo lascia questo mondo e durante il funerale la predica del suo confessore convince tutti della sua santità tanto che alcuni presenti chiedevano grazie e miracoli. Cepparello riuscì ad ottenere questo facendo credere al prete di essere un grande peccatore ma confessando solo 2-3 peccati senza molta rilevanza; in questo modo il confessore ha pensato che fosse tanto devoto da pentirsi anche per minime cose.
Boccaccio è sempre dalla parte di chi ha ingegno anche se per propositi negativi; l'ingegno si mostra soprattutto nell'uso della parola. Alla fine l'autore si trova un po' in imbarazzo per quei peccati descritti e cerca di rendere il racconto più accettabile per l'epoca.

Notizie sull'opera Decameron di Boccaccio

Decameron
Cornice: a Firenze c'è la peste; sette ragazze e 3 ragazzi fuggono in campagna: ad un certo punto decidono di raccontarsi delle storie. Essendo in 10 ognuno raccontava una storia al giorno per 10 volte così da riempire 10 giorni; gli argomenti erano decisi dal "re" o "regina" eletti il giorno stesso.
Temi: l'AMORE: per Boccaccio è il motore dell'universo; l'INGEGNO-INTELLIGENZA: i personaggi si salvano grazie all'intraprendenza; lo SCHERZO: nessuna compassione per la vittima.
Linguaggio molto complesso perchè è usato un volgare toscano molto stretto e usa spesso la struttura della frase latina.

mercoledì 31 agosto 2011

Introduzione a Boccaccio

Boccaccio
Autore che si concentra molto nel raccontare storie. Nasce a Certaldo figlio illegittimo di un mercante: il fatto che suo padre sia mercante fa si che il giovane non vada regolarmente a scuola ma impari il mestiere del padre. Viaggia molto ma, dopo un po' si stabilisce alla corte di Napoli; qui comincia a scrivere qualche poesia e opera di narrativa anche in versi: le dedica ad una donna di nome Fiammetta (forse non reale). Torna a Firenze e vede la peste (1349-1350); subito dopo scrive il Decamerone. Si mantiene in contatto con Petrarca. Si dedica alla riscoperta della letteratura classica inoltre è uno dei primi commentatori della Divina Commedia di Dante.

La religione di stato per Machiavelli

Niccolò Machiavelli - Discorsi sulla prima Deca di Tito Livio, Religione e Politica
Le leggi sulla religione sono giustificate dalla volontà di Dio poichè il re non poteva spiegarne il vero motivo; a quel tempo però la società era più religiosa e quindi era più facile ingannarla. Ai tempi di Machiavelli per creare una repubblica si sarebbe dovuto andare tra i montanari poichè più rozzi e quindi con più possibilità di miglioramento. La religione quindi è un mezzo per gestire uno stato. I sudditi devono aver timore di una divinità che religiosamente è gestita dallo stato. Il principe inoltre deve pensare anche al futuro dello stato perchè sopravviva alla sua morte. A Firenze molti credevano a Savonarola nonostante non avessero prove e così i cittadini si credevano intelligenti. Per Machiavelli la Chiesa romana non è la fortuna dell'Italia: a causa della corruzione gli italiani hanno perso la religione e sono diventati malvagi; inoltre la Chiesa ha uno stato temporale che è troppo debole per unificare l'Italia ma abbastanza forte da impedire ad altri di unificarla. Se l'Italia è debole è per colpa della Chiesa romana. Se si mandasse la Chiesa in Svizzera (che in quel tempo era molto ligia e religiosa), questa si sfracellerebbe. La religione è una cosa troppo seria per la Chiesa (sembra affermare Machiavelli).

martedì 30 agosto 2011

Introduzione ai "Discorsi sulla prima Deca di Tito Livio" di Machiavelli

Niccolò Machiavelli - Discorsi sulla prima Deca di Tito Livio
Machiavelli commenta questi primi dieci libri con suoi pensieri e analogie con il presente (passaggio monarchia-repubblica). Un esempio è il riferimento a Numa Pompilio (secondo re di Roma) che ordinò la religione romana: perchè un sovrano si interessa alla religiosità? e in questo modo parla dell'influenza del papa nella società contemporanea a lui.

Machiavelli: i caratteri della fortuna

Niccolò Machiavelli - Virtù e fortuna
La fortuna può sempre cambiare i piani degli uomini; i cristiani sopportano ciò sperando in un bene superiore dopo la morte. A questo punto sorgono alcune domande: il male deriva quindi dal caso? In tutto questo che parte ha la nostra razionalità? Molti sanno che esiste questo ruolo della fortuna e quindi c'è la credenza che non sia gestibile. Esiste però il libero arbitrio: secondo l'autore metà delle azioni le governa la fortuna, l'altra metà le condizioniamo noi. La fortuna viene paragonata ad una piena di un fiume: non si può controllare nel momento dell'onda principale ma si può gestire con opere artificiali precedenti (argini, canali...).
I grandi paesi europei hanno fatto opere di unificazione che prevengono problemi come le guerre civili mentre in Italia si è pensato soprattutto alle arti e i risultati politici sono evidenti. Il principe non può basarsi solo sul favore della fortuna poichè appena esso muta, il principe cade. Gli scopi dei principi sono solo gloria e ricchezza. Il comportamento di un principe può essere più o meno adeguato alla realtà effettuale del contesto; di solito se si vede che in una situazione un certo comportamento è produttivo lo si mantiene. Un prudente pensando troppo perde l'attimo mentre un coraggioso o impulsivo riesce a cogliere l'attimo. Uno coraggioso era papa Giulio II che fu fortunato a trovare la situazione adeguata per il suo carattere; l'importante è far diventare prudenti gli altri facendo cose inaspettate (agendo anche impulsivamente). Bisogna essere pronti ad adattarsi ai cambiamenti di situazione quindi non bisogna essere troppo intransigenti in certi valori. La fortuna è donna e come tale è amica dei giovani poichè sono impulsivi; è vero anche che se necessario va picchiata (gestita, manovrata).

lunedì 29 agosto 2011

Interpretare le affermazioni di Machiavelli

Riflessioni sull'autore
Machiavelli non afferma che il fine giustifica i mezzi; anzi questo è il concetto della Chiesa (che uccide gli eretici per una giusta causa). Egli non afferma che mantenere il potere sia un valore morale ma, solo un fatto di "intelligenza". Per Machiavelli, se qualcuno vuole essere un buon principe (che mantiene il potere) sa che una volta morto andrà nell'inferno per le azioni malvagie che ha dovuto commettere.

Il comportamento dei principi secondo Machiavelli

Niccolò Machiavelli - La lealtà dei principi 
La lealtà è il rispetto della parola data. I principi devono in teoria rispettare la parola data però molti che se ne sono volontariamente dimenticati e che hanno aggirato con astuzia gli ostacoli governano bene e mantengono saldo il potere, mentre altri leali cadono. Molti scrittori dicono che gli antichi principi Achei venivano educati dal centauro Chirone, mezza bestia e mezzo uomo poichè un principe deve saper usare sia la bestialità che l'umanità: viene analizzata la bestialità. Bisogna prendere esempio dalla volpe e dal leone (debole ma furba, forte ma poco furbo) per aver sia forza che astuzia. Se nel momento in cui si è data la parola c'erano circostanze favorevoli a mantenerla, ma queste circostanze cambiano bisogna essere astuti e quindi non essere leali. Dopo averla infranta bisogna trovare delle buone motivazioni propagandistiche. Se un principe vuole ingannare qualcuno, troverà sempre qualcuno che si faccia ingannare (Goebels disse: "una menzogna è una menzogna; se la dico un milione di volte è la verità"). Il papa Alessandro VI usò l'abilità di non essere leale molto a suo vantaggio. Un principe basta che sembri che possieda le virtù non che le possieda realmente; anzi le virtù positive molte volte possono rivoltarsi contro: è meglio fingere di averle e usarle a proprio piacimento. Se si può stare nel bene è meglio farlo ma, se serve entrare nel male bisogna farlo. Il principe deve essere soprattutto religioso quindi amico della Chiesa (altro sistema di potere). Gli uomini vedono ciò che appare e quindi si possono far intendere positive azioni in realtà negative. La maggioranza delle persone si fa ingannare dalla propaganda. Il re di Spagna è un esempio di contraddizione estrema tra i fatti concreti e ciò che predica con la sua propaganda.

domenica 28 agosto 2011

Temere il principe, il potere per Machiavelli

Niccolò Machiavelli - Essere amati o temuti
Sulla crudeltà e sulla pietà, e se è meglio essere amato o temuto.
Il principe in teoria dovrebbe essere pietoso ma non deve usare male la pietà. Prende come esempio Cesare Borgia che con la crudeltà teneva in piedi uno stato nuovo, mentre i fiorentini avevano difficoltà. Il principe non deve preoccuparsi dell'infamia; se ci sono dei disordini si prendono dei responsabili e si fanno finire le confusioni salvaguardando la sicurezza dei più. Però prima di amazzare i responsabili bisogna essere sicuri di ciò che si stà facendo e che le conseguenze non siano peggiori della situazione iniziale. Sarebbe bene essere sia amati che temumti ma in mancanza di una è meglio essere temuti. Quando il principe può concedere cose tutti lo amano; quando ha bisogno di qualcosa per se, i sudditi spariscono. Se il potere si salda sul timore invece i sudditi avranno paura a disobbedire; quindi è meglio essere temuti per mantenere il potere. Timore non vuol dire odio ma se il principe comincia a prendere i soldi i sudditi lo odieranno (si dimentica prima la morte del padre che il fatto che qualcuno ci ha preso dei soldi). In guerra il principe deve essere al massimo crudele (come lo era Annibale con il suo esercito) perchè altrimenti non si riuscirebbero ad evitare eventuali rivolte.

La verità effettuale secondo Machiavelli

Niccolò Machiavelli - La <<verità effettuale>>
Di quelle cose per le quali gli uomini e per di più i principi sono lodati o venerati.
Premette da subito che lui dirà il contrario di ciò che era stato detto fin ad allora; nel medioevo infatti si pensava all'ideale migliore di principe. Machiavelli dice da subito che bisogna pensare a come stanno le cose nella realtà e non nella fantasia; lo scopo principale di un principe è mantenere il potere: se si è circondati da malvagi bisogna tenerne conto e comportarsi di conseguenza. Il principe deve esserecapace di essere buono oppure cattivo a seconda del contesto per mantenere il potere. E' un ragionamento amorale: la morale è un aspetto secondario; non è però immorale. Non si può pretendere che un principe abbia tutte le virtù. Per le qualità negative deve considerare: se può evitarle le eviti altrimenti se le tenga (sempre che non ostacolino il potere); se una qualità negativa è utile al potere deve esercitarla.