Libro 5, versi 146-155, 156-164, 165-173, 174-194
"Quindi le cose stanno in maniera diversa da quanto credi ovvero che le sante dimore degli dei siano in qualche parte del mondo. Infatti la natura degli dei appare di gran lunga remota alla forza dei nostri sensi e del nostro animo; le cose che sfuggono ai nostri sensi non possono nemmeno intervenire in modo tangibile presso noi. Perciò anche le loro sedi devono essere diverse dalle nostre poiché i corpi degli dei sono in forma diversa; comunque spiegherò ciò in seguito." L'ultima affermazione è falsa: sembra che Lucrezio non sia riuscito a scrivere il finale in cui parla di questo argomento. Un finale di questo genere sarebbe stato perfetto (creando una simmetria con l'inizio): è possibile che sia andato perduto o che Lucrezio si sia suicidato prima di scriverlo.
Credere che un creatore abbia creato tutto è follia.
"Infatti quale ricompensa possono sperare dalla nostra riconoscenza degli dei beati e immortali? Quale nuovo fatto gli avrebbe spinti a creare gli uomini? Infatti se qualcuno desidera qualcosa di nuovo vuol dire che prima era in una situazione negativa ma loro sono perfetti e felici, infatti a colui al quale non è mai accaduto qualcosa di negativo, quale amore di novità lo spingerebbe a cercare cose nuove?"
E noi cosa ci abbiamo guadagnato? Viviamo bene finché abbiamo piacere, altrimenti desideriamo solo che il periodo brutto finisca; in riassunto se non ci avessero creato staremmo meglio. Se gli dei non avevano esperienza della vita, come sono riusciti a crearla? Molto probabilmente siamo frutto del caso, di un'eternità di infinite combinazioni tra atomi. A Lucrezio non interessa chi ha creato gli atomi perchè qualsiasi dimostrazione in questo ambito è falsa e non praticabile.
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martedì 11 ottobre 2011
sabato 8 ottobre 2011
Lucrezio: De Rerum Natura, la morte non spaventa
Libro 3, versi 830-846, 847-893
"Quindi la morte non è niente per noi e non ci riguarda a condizione che la natura dell'anima sia mortale. E così come in passato non abbiamo sentito dolore mentre venivano per combatterci i cartaginesi, quando tutte le cose sconvolte dal tumulto della guerra tremarono sotto l'alto cielo e quando in dubbio c'era la vittoria, tutti gli uomini si domandavano chi avrebbe avuto il potere di terra e mare, così quando noi non saremo, quando si saranno staccati corpo e anima dai quali noi siamo creati come unità, possiamo star certi che a noi quando non saremo non accadrà nulla che possiamo percepire, sia che il mare si mescoli la terra o al cielo. E anche se dopo che l'anima si sia separata si ammetta di sentire qualcosa, non riguarderà noi perché siamo unione di anima e corpo, le sensazioni solo dell'anima non ci riguarderanno."
Prima di esistere non sentiamo nulla e così non sentiremo nulla una volta morti poiché l'unione anima corpo è dissolta. Si può anche supporre che gli atomi tornino a formare la stessa combinazione: ciò non ci riguarda perché si è perso il ricordo. Se si ha paura della decomposizione del corpo non si crede totalmente alla morte: inconsciamente si crede che qualcosa sopravviva. Lucrezio insiste molto sulle figure macabre: sembra quasi che sia lui ad avere più bisogno di rassicurazioni sulla morte.
"Quindi la morte non è niente per noi e non ci riguarda a condizione che la natura dell'anima sia mortale. E così come in passato non abbiamo sentito dolore mentre venivano per combatterci i cartaginesi, quando tutte le cose sconvolte dal tumulto della guerra tremarono sotto l'alto cielo e quando in dubbio c'era la vittoria, tutti gli uomini si domandavano chi avrebbe avuto il potere di terra e mare, così quando noi non saremo, quando si saranno staccati corpo e anima dai quali noi siamo creati come unità, possiamo star certi che a noi quando non saremo non accadrà nulla che possiamo percepire, sia che il mare si mescoli la terra o al cielo. E anche se dopo che l'anima si sia separata si ammetta di sentire qualcosa, non riguarderà noi perché siamo unione di anima e corpo, le sensazioni solo dell'anima non ci riguarderanno."
Prima di esistere non sentiamo nulla e così non sentiremo nulla una volta morti poiché l'unione anima corpo è dissolta. Si può anche supporre che gli atomi tornino a formare la stessa combinazione: ciò non ci riguarda perché si è perso il ricordo. Se si ha paura della decomposizione del corpo non si crede totalmente alla morte: inconsciamente si crede che qualcosa sopravviva. Lucrezio insiste molto sulle figure macabre: sembra quasi che sia lui ad avere più bisogno di rassicurazioni sulla morte.
martedì 4 ottobre 2011
Lucrezio: De Rerum Natura, l'amore atomico
Libro 4, versi di 1037-1120, 1141-1184
L'amore è un tentativo di possedere una persona: tutto ciò che possiamo prendere sono dei flussi di atomi, dei simulacri. Quando ricaviamo il piacere, il desiderio non è saziato completamente ma continua sempre. Se l'amore non è saziabile non bisogna pensarci troppo e cambiare obiettivo. Si cerca di far male all'altro/a per espiare il proprio dolore; ciò che provoca sofferenza non può toglierla. Ci si può sfamare per sopravvivere ma non per completare il desiderio amoroso. Questo vale per gli amori felici; per quelli infelici invece ci sono altri innumerevoli problemi. L'amante non vede l'amata con occhi razionali ma ne vede solo i pregi anche tra i difetti. Quella è una donna come un'altra, inoltre abbiamo vissuto senza lei senza pensarci prima, quindi probabilmente non ce n'è necessità.
L'amore è un tentativo di possedere una persona: tutto ciò che possiamo prendere sono dei flussi di atomi, dei simulacri. Quando ricaviamo il piacere, il desiderio non è saziato completamente ma continua sempre. Se l'amore non è saziabile non bisogna pensarci troppo e cambiare obiettivo. Si cerca di far male all'altro/a per espiare il proprio dolore; ciò che provoca sofferenza non può toglierla. Ci si può sfamare per sopravvivere ma non per completare il desiderio amoroso. Questo vale per gli amori felici; per quelli infelici invece ci sono altri innumerevoli problemi. L'amante non vede l'amata con occhi razionali ma ne vede solo i pregi anche tra i difetti. Quella è una donna come un'altra, inoltre abbiamo vissuto senza lei senza pensarci prima, quindi probabilmente non ce n'è necessità.
sabato 1 ottobre 2011
Lucrezio: De Rerum Natura, la natura ostile all'uomo
La "madre" natura (libro 5, vv 195-234).
Gli uomini non possono vivere in vari luoghi perché impossibilitati. Possiamo occupare solo una piccola parte del suolo. Se la natura ci aiutasse con i raccolti sarebbe anche meglio. La natura sembra essere contro gli uomini con le bestie e la morte. Il bambino quindi viene gettato nella vita e visto tutto ciò, piange. Gli animali invece non hanno bisogno delle nutrici, sanno come crescere; la natura ha dato agli animali tutto ciò che serve loro. Quindi se gli dei hanno creato il mondo per qualcuno, lo hanno creato per gli animali e non di certo per noi umani.
Gli uomini non possono vivere in vari luoghi perché impossibilitati. Possiamo occupare solo una piccola parte del suolo. Se la natura ci aiutasse con i raccolti sarebbe anche meglio. La natura sembra essere contro gli uomini con le bestie e la morte. Il bambino quindi viene gettato nella vita e visto tutto ciò, piange. Gli animali invece non hanno bisogno delle nutrici, sanno come crescere; la natura ha dato agli animali tutto ciò che serve loro. Quindi se gli dei hanno creato il mondo per qualcuno, lo hanno creato per gli animali e non di certo per noi umani.
mercoledì 28 settembre 2011
Lucrezio: De Rerum Natura, Il moto degli atomi
Il moto degli atomi (libro 2, vv 62-128)
Come avviene l'unione o disgregazione degli atomi? Ogni realtà si logora di necessità attraverso il tempo: ogni corpo invecchia, ma ci sono anche quelli che nascono; le generazioni quindi si intercambiano. Perché ciò avvenga gli atomi devono avere un moto infinito e continuo; gli atomi cadono all'infinito ma hanno modificazioni di traiettorie provocate da una corrente detta clinamen. Gli atomi non sono tutti uguali e quindi hanno comportamenti diversi negli scontri; rimangono poi gli atomi che non si sono ancora aggregati. L'agitazione si può vedere nell'agitazione della polvere illuminata da un raggio di sole.
Come avviene l'unione o disgregazione degli atomi? Ogni realtà si logora di necessità attraverso il tempo: ogni corpo invecchia, ma ci sono anche quelli che nascono; le generazioni quindi si intercambiano. Perché ciò avvenga gli atomi devono avere un moto infinito e continuo; gli atomi cadono all'infinito ma hanno modificazioni di traiettorie provocate da una corrente detta clinamen. Gli atomi non sono tutti uguali e quindi hanno comportamenti diversi negli scontri; rimangono poi gli atomi che non si sono ancora aggregati. L'agitazione si può vedere nell'agitazione della polvere illuminata da un raggio di sole.
martedì 27 settembre 2011
Lucrezio: De Rerum Natura, Il dolce farmaco
La poesia viene vista come un abbellimento della realtà: dal punto di vista filosofico è un di troppo, un qualcosa di semplicemente inutile. Epicuro stesso afferma che la poesia ha caratteri di dipendenza dalle Muse; i poeti o sono modesti e scrivono per passatempo altrimenti, se portano gli uomini fuori dalla realtà, sono da condannare. Lucrezio è in una posizione ambigua (grande poeta ma filosofo materialista). Il finale del primo libro è una giustificazione del suo operato che viene ripresa all'inizio del quarto libro.
Il dolce farmaco (libro 1, vv 927-950)
"Mi piace l'idea di raggiungere delle fonti vergini e abbeverarmi "(fare una poesia che nessuno mai fatto)" e raccogliere fiori nuovi e dopo richiedere per il mio capo una corona di grande importanza della quale prima le Muse non hanno dato a nessun altro; primo perché mi occupo di argomenti elevati e mi sforzo di sciogliere l'animo dagli stretti nodi della religione, e poiché su un argomento così difficile scrivo dei Carmina tanto luminosi rivestendoli della bellezza delle Muse. Tutto questo sembra non sia privo di motivazioni ma così come i medici quando cercano di dare ai bambini l'amara medicina dell'Assenzio, prima spargono il bordo del bicchiere con il dolce miele, affinché la bevuta dei bambini sia raggirata fino alle labbra, e poi possa bere fino in fondo l'amaro liquido dell'Assenzio e l'età dei bambini sia raggirata ma non ingannata, affinché possa guarire, così ora io poiché questa dottrina appare triste da quelli che non l'affrontano e poiché il popolo si ritrae da ciò, ho voluto per te" (Gaio Memmio) "esporre la nostra opera con il soave linguaggio delle Muse e quasi spalmare le parole con il miele delle Muse, per cercare se per caso io possa portare il tuo animo in tale ragione con i nostri versi, mentre vedi profondamente da che cosa è realizzata tutta la natura delle cose."
Il dolce farmaco (libro 1, vv 927-950)
"Mi piace l'idea di raggiungere delle fonti vergini e abbeverarmi "(fare una poesia che nessuno mai fatto)" e raccogliere fiori nuovi e dopo richiedere per il mio capo una corona di grande importanza della quale prima le Muse non hanno dato a nessun altro; primo perché mi occupo di argomenti elevati e mi sforzo di sciogliere l'animo dagli stretti nodi della religione, e poiché su un argomento così difficile scrivo dei Carmina tanto luminosi rivestendoli della bellezza delle Muse. Tutto questo sembra non sia privo di motivazioni ma così come i medici quando cercano di dare ai bambini l'amara medicina dell'Assenzio, prima spargono il bordo del bicchiere con il dolce miele, affinché la bevuta dei bambini sia raggirata fino alle labbra, e poi possa bere fino in fondo l'amaro liquido dell'Assenzio e l'età dei bambini sia raggirata ma non ingannata, affinché possa guarire, così ora io poiché questa dottrina appare triste da quelli che non l'affrontano e poiché il popolo si ritrae da ciò, ho voluto per te" (Gaio Memmio) "esporre la nostra opera con il soave linguaggio delle Muse e quasi spalmare le parole con il miele delle Muse, per cercare se per caso io possa portare il tuo animo in tale ragione con i nostri versi, mentre vedi profondamente da che cosa è realizzata tutta la natura delle cose."
domenica 25 settembre 2011
I piaceri nel pensiero epicureo secondo Lucrezio
Voluttà (Libro 2, vv 1-61).
I libri sono caratterizzati da una grande introduzione; siamo nell'argomento atomistico. Osservare i disagi altrui è piacevole poiché ci si rende conto di ciò che non si subisce: il saggio epicureo è estraneo al mondo ed osserva l'agitazione degli uomini. La natura si accontenta che il corpo sia sano e l'anima non perturbata per essere felici. Non serve ricchezza per la felicità. L'uomo è angosciato da paure che non sono reali: la religione ne è un chiaro esempio.
Epicuro, Epistola a Meneceo (127-132).
Ci sono diversi tipi di piacere. Il saggio epicureo non è colui che si abbandona ai piaceri ma analizza ogni situazione e le sue conseguenze. Per la serenità non servono cose in più ma semplicemente ciò che è necessario; bisogna cercare di usare ciò che è solo necessario.
I libri sono caratterizzati da una grande introduzione; siamo nell'argomento atomistico. Osservare i disagi altrui è piacevole poiché ci si rende conto di ciò che non si subisce: il saggio epicureo è estraneo al mondo ed osserva l'agitazione degli uomini. La natura si accontenta che il corpo sia sano e l'anima non perturbata per essere felici. Non serve ricchezza per la felicità. L'uomo è angosciato da paure che non sono reali: la religione ne è un chiaro esempio.
Epicuro, Epistola a Meneceo (127-132).
Ci sono diversi tipi di piacere. Il saggio epicureo non è colui che si abbandona ai piaceri ma analizza ogni situazione e le sue conseguenze. Per la serenità non servono cose in più ma semplicemente ciò che è necessario; bisogna cercare di usare ciò che è solo necessario.
mercoledì 21 settembre 2011
Lucrezio: De Rerum Natura, Sacrificio di Ifigene
Un empio rito (libro 1, vv 80-101)
"In tutto questo temo ciò: che tu pensi che io ti introduca nei principi di una dottrina empia e che io ti introduca nella via del male. In realtà spesso la religione generò azioni empie e scellerate. In questo modo ad Aulide venne imbrattato con il sangue della vergine Ifigene (Ifianassa) da degli uomini che l'hanno sacrificata a Diana. Non appena la benda posta intorno alla chioma verginea fu fatta cadere sulle guance" (segno di sacrificio) "e quando lei vide il padre triste stare all'altare e quando vide che i sacerdoti avevano un'arma e che tutti piangevano, muta dal terrore, scivolava piegandosi sulle ginocchia. Né alla misera servì in quel momento a qualche cosa il fatto di essere la primogenita di Agamennone. Infatti tremante sollevata dagli uomini all'altare non perché fosse accompagnata come nei matrimoni ma in maniera infame nello stesso tempo in cui avrebbe dovuto sposarsi, cadde come vittima uccisa dal padre, affinché la flotta potesse avere vento per le vele delle navi. La religione fece mali come questi."
Religio è il rapporto degli uomini con il mondo soprannaturale; Relegere: passare in rassegna; Religare: costringere, legare, è un legame che vincola gli uomini.
"In tutto questo temo ciò: che tu pensi che io ti introduca nei principi di una dottrina empia e che io ti introduca nella via del male. In realtà spesso la religione generò azioni empie e scellerate. In questo modo ad Aulide venne imbrattato con il sangue della vergine Ifigene (Ifianassa) da degli uomini che l'hanno sacrificata a Diana. Non appena la benda posta intorno alla chioma verginea fu fatta cadere sulle guance" (segno di sacrificio) "e quando lei vide il padre triste stare all'altare e quando vide che i sacerdoti avevano un'arma e che tutti piangevano, muta dal terrore, scivolava piegandosi sulle ginocchia. Né alla misera servì in quel momento a qualche cosa il fatto di essere la primogenita di Agamennone. Infatti tremante sollevata dagli uomini all'altare non perché fosse accompagnata come nei matrimoni ma in maniera infame nello stesso tempo in cui avrebbe dovuto sposarsi, cadde come vittima uccisa dal padre, affinché la flotta potesse avere vento per le vele delle navi. La religione fece mali come questi."
Religio è il rapporto degli uomini con il mondo soprannaturale; Relegere: passare in rassegna; Religare: costringere, legare, è un legame che vincola gli uomini.
Il mito degli Atrivi nel De Rerum Natura di Lucrezio
Piccola sintesi del mito per capire i riferimenti che farà Lucrezio a questa storia.
La storia parte da Atreo e Tieste (due fratelli che si contendevano il titolo di re); Atreo riesce a sconfiggere Tieste che per vendetta diventa amante di Erope moglie di Atreo. Atreo allora si vendica uccidendo cucinando i figli di Tieste e dandoglieli a suo fratello per cena. Tieste quindi si rivolge ad un indovino che gli dice che Atreo verrà ucciso dal figlio che nascerà dall'unione di Tieste e sua figlia: Tieste accetta la profezia e in questo modo nasce Egisto figlio di Pelopia e Tieste; per compiere l'atto Tieste si traveste ma Pelopia gli ruba la spada, elemento che sarà fondamentale nel seguito della storia. In seguito Atreo sposerà Pelopia che gli presenterà sul figlio Egisto. Atreo decide di finirla con suo fratello e incarica Egisto di uccidere Tieste. Egisto per compiere questo dovere userà la spada che gli darà sua madre (quella rubata a Tieste) e Tieste vedendo Egisto avanzare con quella spada capisce cos'è successo. Prova a dirgli di essere suo padre e in quel momento arriva anche Pelopia che capisce altrettanto quel che sta succedendo, prende la spada e si uccide. Egisto nella conclusione decide di ammazzare Atreo di credere a Tieste. In questo modo si avverò la profezia dell'indovino.
Nel frattempo Atreo ha avuto due figli da Erope: Menelao e Agamennone. Iniziano gli avvenimenti precedenti la guerra di Troia; la flotta di Agamennone deve partire dal porto di Aulide ma non c'è vento per le vele delle navi. L'indovino dice che Agamennone deve sacrificare Ifigenia, sua figlia; Agamennone aveva altri due figli da Clitemnestra: Oreste ed Elettra. Il sacrificio viene eseguito e la flotta può partire verso la guerra di Troia. Nel frattempo Clitemnestra si consola con Egisto a cui viene dato l'incarico di uccidere Agamennone al ritorno del re figlio di Atreo. Agamennone tornato trova una festa per lui e mentre si sta riposando in bagno lei gli spacca la testa con un'ascia mentre Egisto lo tiene fermo. Oreste quindi deve vendicare il padre istigato soprattutto da sua sorella Elettra; in questo modo ammazza la madre. Oreste per ciò verrà perseguitato dalle Erinni (furie della vendetta). La situazione si risolverà ad Atene all'Areopago in cui Atena affermerà che Oreste era innocente poiché vittima della situazione di vendette precedente.
In questo mito c'è il passaggio dall'epoca delle vendette a quella classica più razionale (intervento finale di Atena).
La storia parte da Atreo e Tieste (due fratelli che si contendevano il titolo di re); Atreo riesce a sconfiggere Tieste che per vendetta diventa amante di Erope moglie di Atreo. Atreo allora si vendica uccidendo cucinando i figli di Tieste e dandoglieli a suo fratello per cena. Tieste quindi si rivolge ad un indovino che gli dice che Atreo verrà ucciso dal figlio che nascerà dall'unione di Tieste e sua figlia: Tieste accetta la profezia e in questo modo nasce Egisto figlio di Pelopia e Tieste; per compiere l'atto Tieste si traveste ma Pelopia gli ruba la spada, elemento che sarà fondamentale nel seguito della storia. In seguito Atreo sposerà Pelopia che gli presenterà sul figlio Egisto. Atreo decide di finirla con suo fratello e incarica Egisto di uccidere Tieste. Egisto per compiere questo dovere userà la spada che gli darà sua madre (quella rubata a Tieste) e Tieste vedendo Egisto avanzare con quella spada capisce cos'è successo. Prova a dirgli di essere suo padre e in quel momento arriva anche Pelopia che capisce altrettanto quel che sta succedendo, prende la spada e si uccide. Egisto nella conclusione decide di ammazzare Atreo di credere a Tieste. In questo modo si avverò la profezia dell'indovino.
Nel frattempo Atreo ha avuto due figli da Erope: Menelao e Agamennone. Iniziano gli avvenimenti precedenti la guerra di Troia; la flotta di Agamennone deve partire dal porto di Aulide ma non c'è vento per le vele delle navi. L'indovino dice che Agamennone deve sacrificare Ifigenia, sua figlia; Agamennone aveva altri due figli da Clitemnestra: Oreste ed Elettra. Il sacrificio viene eseguito e la flotta può partire verso la guerra di Troia. Nel frattempo Clitemnestra si consola con Egisto a cui viene dato l'incarico di uccidere Agamennone al ritorno del re figlio di Atreo. Agamennone tornato trova una festa per lui e mentre si sta riposando in bagno lei gli spacca la testa con un'ascia mentre Egisto lo tiene fermo. Oreste quindi deve vendicare il padre istigato soprattutto da sua sorella Elettra; in questo modo ammazza la madre. Oreste per ciò verrà perseguitato dalle Erinni (furie della vendetta). La situazione si risolverà ad Atene all'Areopago in cui Atena affermerà che Oreste era innocente poiché vittima della situazione di vendette precedente.
In questo mito c'è il passaggio dall'epoca delle vendette a quella classica più razionale (intervento finale di Atena).
martedì 20 settembre 2011
Lucrezio: De Rerum Natura, Trionfo di Epicuro
Il trionfo di Epicuro (libro 1, vv 62-79)
"Mentre la vita umana giaceva davanti agli occhi di tutti ignobilmente a terra, oppressa sotto la pesante religione che mostrava il capo dal cielo minacciando i mortali con il suo orribile aspetto, per primo fu un uomo greco che osò volgere gli occhi mortali ed andare contro essa;"
la vita degli uomini è oppressa dalla religione che è una specie di mostro, per primo è Epicuro che resiste contro la religione.
"Né dalla fama degli dei, né dai fulmini, né dal mormorio dei cieli fu spaventato questo uomo, ma tanto più lo incitavano a desiderare di esplorare per primo la realtà della natura e spalancare le soglie della natura. La sua mente si lanciò al di fuori del mondo come se andasse combattere quel mondo e girovagò per tutto l'universo con mente e animo, e da dove è arrivato riportò a noi vincitore la conoscenza di che cosa possa nascere e che cosa no, per quale forza tutte le cose abbiano un potere definito ed un confine certo. Prima la religione spaventava gli uomini, poi la vittoria sollevò loro l'animo al cielo."
"Mentre la vita umana giaceva davanti agli occhi di tutti ignobilmente a terra, oppressa sotto la pesante religione che mostrava il capo dal cielo minacciando i mortali con il suo orribile aspetto, per primo fu un uomo greco che osò volgere gli occhi mortali ed andare contro essa;"
la vita degli uomini è oppressa dalla religione che è una specie di mostro, per primo è Epicuro che resiste contro la religione.
"Né dalla fama degli dei, né dai fulmini, né dal mormorio dei cieli fu spaventato questo uomo, ma tanto più lo incitavano a desiderare di esplorare per primo la realtà della natura e spalancare le soglie della natura. La sua mente si lanciò al di fuori del mondo come se andasse combattere quel mondo e girovagò per tutto l'universo con mente e animo, e da dove è arrivato riportò a noi vincitore la conoscenza di che cosa possa nascere e che cosa no, per quale forza tutte le cose abbiano un potere definito ed un confine certo. Prima la religione spaventava gli uomini, poi la vittoria sollevò loro l'animo al cielo."
venerdì 16 settembre 2011
Lucrezio: De Rerum Natura, Inno a Venere
L'inno a Venere (libro 1, vv 1-43)
L'inizio dell'opera è molto diverso dalla tradizione poemistica. Il "De Rerum Natura" inizia con un'invocazione a Venere che potrebbe sembrare una contraddizione rispetto al contenuto dell'opera. Venere è ripresa nelle sue caratteristiche classiche dando una connotazione legata al ciclo della natura; fecondità come sinonimo di piacere (per gli epicurei) nell'atto e nel processo di riproduzione. La bellezza di Venere viene richiesta da Lucrezio per la sua composizione poetica, per rendere la sua opera immortale. L'altra arma e funzione di Venere è il tenere calmo Marte dio della guerra che dà fastidio, con le sue guerre, ai poeti che hanno bisogno di pace. La seduzione a cui Marte è costretto verrà ripresa poi da Tasso nella scena tra Armida e Rinaldo.
Lucrezio usa un linguaggio arcaico anche per i suoi tempi poiché l'epica doveva avere un linguaggio più maestoso. Inventa anche notevoli quantità di parole (in filologia chiamate: HAPAX) non usate mai da nessuno né prima né dopo. Ad esempio per intendere la nascita usa l'espressione "essere gettato sulle spiagge del sole". Si nota un alternamento di terra, acqua, mare; la legge della riproduzione-piacere domina gli eventi del mondo (la natura delle cose).
L'elogio a Venere probabilmente ha avuto la funzione di tenere tranquillo il popolo dei lettori romani senza sconvolgere troppo il Pantheon romano.
L'inizio dell'opera è molto diverso dalla tradizione poemistica. Il "De Rerum Natura" inizia con un'invocazione a Venere che potrebbe sembrare una contraddizione rispetto al contenuto dell'opera. Venere è ripresa nelle sue caratteristiche classiche dando una connotazione legata al ciclo della natura; fecondità come sinonimo di piacere (per gli epicurei) nell'atto e nel processo di riproduzione. La bellezza di Venere viene richiesta da Lucrezio per la sua composizione poetica, per rendere la sua opera immortale. L'altra arma e funzione di Venere è il tenere calmo Marte dio della guerra che dà fastidio, con le sue guerre, ai poeti che hanno bisogno di pace. La seduzione a cui Marte è costretto verrà ripresa poi da Tasso nella scena tra Armida e Rinaldo.
Lucrezio usa un linguaggio arcaico anche per i suoi tempi poiché l'epica doveva avere un linguaggio più maestoso. Inventa anche notevoli quantità di parole (in filologia chiamate: HAPAX) non usate mai da nessuno né prima né dopo. Ad esempio per intendere la nascita usa l'espressione "essere gettato sulle spiagge del sole". Si nota un alternamento di terra, acqua, mare; la legge della riproduzione-piacere domina gli eventi del mondo (la natura delle cose).
L'elogio a Venere probabilmente ha avuto la funzione di tenere tranquillo il popolo dei lettori romani senza sconvolgere troppo il Pantheon romano.
mercoledì 14 settembre 2011
Introduzione al De Rerum Natura di Lucrezio
De Rerum natura
È un poema didascalico scritto in esametri; il contenuto è una specie di insegnamento al lettore. Il destinatario dell'opera è Gaio Memmio di cui si sa poco o nulla: è un nobile probabile protettore di Lucrezio. Epicuro all'epoca era conosciuto e poco apprezzato a Roma; delle sue opere non c'è rimasto quasi nulla tranne che i riferimenti di altri autori.
L'opera di Lucrezio comprende 6 libri ognuno dei quali supera i 1000 esametri (forse manca una parte finale). Sono divisi in tre copie di libri legate ad argomenti specifici specifici: la prima coppia parla della teoria atomistica. Per Epicuro gli dei potrebbero anche esistere (visto che riusciamo a concepirli) ma sono totalmente estranei alla realtà umana, vivono negli "intermundia" serenamente senza preoccuparsi delle sofferenze umane causate in gran parte dalla religione. Anche l'anima è ammessa ma è sempre fatta di atomi più sottili; quando si è morti non percepiamo la nostra morte poiché non abbiamo l'anima. Gli atomi cadono sempre in verticale, si scontrano per il "clinamen": uno spostamento di traiettoria.
La seconda coppia parla dell'uomo: l'uomo non dovrebbe cercare la felicità con la religione. L'uomo dovrebbe essere atarassico (estraneo alla realtà) per essere saggio (gli dei sono atarassici per definizione); inoltre il saggio dovrebbe provare il più possibile i piaceri materiali. I piaceri per essere tali devono risolvere un bisogno necessario o non necessario. Il piacere più giusto è quello più semplice-elementare.
La terza coppia parla del mondo e della realtà. Ogni coppia è preceduta da un elogio di Epicuro che è contrapposto al finale di ogni argomento di carattere drammatico.
Molti studiosi affermano che il vero finale mancante sarebbe stata la descrizione della vita serena degli dei contrapposta al finale tragico della peste di Atene. Il dubbio rimane visto l'inizio del poema con un elogio a Venere.
È un poema didascalico scritto in esametri; il contenuto è una specie di insegnamento al lettore. Il destinatario dell'opera è Gaio Memmio di cui si sa poco o nulla: è un nobile probabile protettore di Lucrezio. Epicuro all'epoca era conosciuto e poco apprezzato a Roma; delle sue opere non c'è rimasto quasi nulla tranne che i riferimenti di altri autori.
L'opera di Lucrezio comprende 6 libri ognuno dei quali supera i 1000 esametri (forse manca una parte finale). Sono divisi in tre copie di libri legate ad argomenti specifici specifici: la prima coppia parla della teoria atomistica. Per Epicuro gli dei potrebbero anche esistere (visto che riusciamo a concepirli) ma sono totalmente estranei alla realtà umana, vivono negli "intermundia" serenamente senza preoccuparsi delle sofferenze umane causate in gran parte dalla religione. Anche l'anima è ammessa ma è sempre fatta di atomi più sottili; quando si è morti non percepiamo la nostra morte poiché non abbiamo l'anima. Gli atomi cadono sempre in verticale, si scontrano per il "clinamen": uno spostamento di traiettoria.
La seconda coppia parla dell'uomo: l'uomo non dovrebbe cercare la felicità con la religione. L'uomo dovrebbe essere atarassico (estraneo alla realtà) per essere saggio (gli dei sono atarassici per definizione); inoltre il saggio dovrebbe provare il più possibile i piaceri materiali. I piaceri per essere tali devono risolvere un bisogno necessario o non necessario. Il piacere più giusto è quello più semplice-elementare.
La terza coppia parla del mondo e della realtà. Ogni coppia è preceduta da un elogio di Epicuro che è contrapposto al finale di ogni argomento di carattere drammatico.
Molti studiosi affermano che il vero finale mancante sarebbe stata la descrizione della vita serena degli dei contrapposta al finale tragico della peste di Atene. Il dubbio rimane visto l'inizio del poema con un elogio a Venere.
Introduzione a Lucrezio, poeta filosofo
Note sulla vita
Vissuto all'epoca delle guerre civili (94 a.C. - 50 a.C.) non sono state tramandate molte altre notizie. San Girolamo cita Lucrezio dicendo che uscì di testa a causa di un filtro d'amore; il poema "De Rerum Natura" lo ha scritto negli intervalli della pazzia e poi è morto. Il poema è stato rivisto e pubblicato da Cicerone. È l'unica opera poetica-filosofica in cui uno scrittore latino descriva la realtà in modo puramente materialistico. Il vero nemico di Lucrezio è la religione; il suo pensiero deriva da Epicuro che aveva detto che gli uomini avrebbero dovuto liberarsi degli dei. San Girolamo naturalmente non apprezzava la sua opera.
Vissuto all'epoca delle guerre civili (94 a.C. - 50 a.C.) non sono state tramandate molte altre notizie. San Girolamo cita Lucrezio dicendo che uscì di testa a causa di un filtro d'amore; il poema "De Rerum Natura" lo ha scritto negli intervalli della pazzia e poi è morto. Il poema è stato rivisto e pubblicato da Cicerone. È l'unica opera poetica-filosofica in cui uno scrittore latino descriva la realtà in modo puramente materialistico. Il vero nemico di Lucrezio è la religione; il suo pensiero deriva da Epicuro che aveva detto che gli uomini avrebbero dovuto liberarsi degli dei. San Girolamo naturalmente non apprezzava la sua opera.
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