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sabato 19 marzo 2011

Paradiso - Canto 1, versi I-XCIII

Canto 1, versi 1-36
I primi 36 versi sono considerati il Proemio. Il canto inizia con un riferimento a Dio che Dante dice di aver visto da vicino ma che non riuscirebbe a descrivere poiché quando lo si vede si entra in lui e quando si esce, la memoria non riesce a seguire il resto dell'intelletto. Il canto di Dante sarà ciò che lui sarà riuscito a ricordarsi. Subito dopo c'è l'invocazione ad Apollo (cristianizzato); per Dante creare poesia è simbolo di gloria (riferimento all'alloro anche per la storia di Apollo). Si parla di ultimo lavoro inteso come ultimo canto della divina commedia. Parla del monte Parnaso: fino ad adesso a Dante era bastata l'invocazione alle Muse (che dimorano su una delle 2 cime del monte) ora però necessita dell'invocazione ad Apollo (che dimora sulla cima principale del monte Parnaso) per parlare di una cosa notevolmente superiore. C'è un riferimento a Marsia che aveva sfidato Apollo con il flauto e avendo perso era stato scuoiato vivo; Dante sta vivendo uno stesso effetto di transumanazione qui in paradiso. Chiede (a Dio o ad Apollo) di potersi ricordare le sue visioni in modo tale da poter essere incoronato d'alloro. Gli uomini rare volte desiderano la vera gloria e per questo l'alloro (pianta in cui si era tramutata l'amata di Apollo) dovrebbe essere felice quando uno cerca gloria. Dante afferma che la sua modesta opera potrà ispirarne di maggiori in futuro.


Canto 1, versi 37-93
Al sorgere del sole Beatrice lo fissa come farebbe un'aquila e Dante fa lo stesso e ha la sensazione che il sole si sia sdoppiato e la luce sia raddoppiata di potenza; Dante a questo punto fissa Beatrice e dice di transumanare ovvero andare oltre all'uomo (pone l'esempio di Glauco che mangiando una speciale erba da uomo era diventato Dio). La luce ormai è insostenibile e Beatrice gli spiega che stanno volando più veloce di una folgore verso il paradiso. Dante sente una musica che consiste nell'armonia dei cieli.

 

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