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giovedì 28 luglio 2011

La "pazzia" di Holderlin: Quando ero ragazzo, Diotima

Friedrich Holderlin
Precettore di nobili, scrive di una sua storia d'amore con una certa Diotima fino ad arrivare alla follia. Viene chiuso su una torre e comincia a scrivere altre poesie firmandosi Sardanelli.

Quando ero ragazzo
L'esistenza tra gli uomini è un qualcosa di negativo, illusorio. Contrappone agli uomini la presenza delle divinità e della natura; gli dei a cui e di cui parla sono quelli della mitologia greca (il mito spiega non scientificamente, (umanamente) la storia). Le divinità gli garantiscono un'esistenza naturale al di fuori degli umani; ringrazia il sole padre ovvero Apollo, c'è spazio anche per la luna che aveva dato il sonno (sospensione della vita) al suo amato permettendogli di continuare a vivere. Da giovane non li conosceva con i giusti nomi ma ciò non complicò il rapporto: lui riuscì a capire il cielo ma non gli uomini.

Diotima
Vorrebbe un mondo dove le persone come lui possano vivere; non ci si riesce a capire. Diotima porta la bellezza che può portare un motivo per continuare l'esistenza. Lui si sente un dio della mitologia, il mondo gli sta stretto. Richiama una natura antica degli uomini; richiama anche la bellezza che vorrebbe ritornasse. La bellezza deve contrastare un mondo che non è fatto per accoglierla.

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