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domenica 17 aprile 2011

Paradiso - Canto 6, versi XXVIII-CVIII

Canto 6, versi 28-108
L'impero per Dante è costituito dalla provvidenza. In questo periodo non riesce governare in Europa per i regni nazionali, in Italia per i comuni, in Germania per i principi. All'epoca di Dante ci sono degli utilizzatori dell'impero e degli antagonisti (guelfi e ghibellini).
Fino al verso 55 attraverso la simbologia pressante dell'Aquila (simbolo di Roma), Giustiniano parlerà della storia romana. Roma nata dal sacrificio di Pallante (alleato di Enea) fino agli Orazi e Curiazi (tre e tre) riassume il periodo pre-monarchico;continua dal ratto delle sabine fino all'ultimo re; riassume l'inizio della Repubblica (contro Brenno e Pirro) e le guerre puniche, fino a parlare di Pompeo. Parla di un colle vicino alla casa di Dante (luogo dove sorge Fiesole) che viene distrutto durante le guerre civili. Poi Cesare prese l'aquila e formò l'impero; dal Reno al Nilo alla Spagna; fu il primo imperatore anche se solo per un anno. È un racconto fulmineo basato su nomi e avvenimenti; il soggetto è quasi sempre l'aquila. Il baiulo è colui che porta l'Aquila. Ottaviano arriva fino al Lito Rubro (mar Rosso) e con lui il tempio di Giano viene chiuso. Perché l'aquila ha fatto tutto questo? I romani hanno conquistato il mondo perché Dio lo voleva. La resurrezione avviene in un grande impero con una predicazione che quindi si può espandere (avviene all'età di Tiberio, terzo Cesare). Gli ebrei saranno conquistati da Tito con la conseguente diaspora per punizione rispetto all'uccisione di Cristo. Si fa un salto a Carlo Magno e poi alla contemporaneità. Dante se la prende con i gigli gialli (Francia e Chiesa); si nota che appoggia un po' i ghibellini.

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