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martedì 4 ottobre 2011

Leopardi: riflessioni sul male dell'esistenza

Leopardi ritorna sull'idea della provvidenza: tutto sembra congegnato in natura perché la natura sopravviva; Giacomo però è contro tutto questo.
  • Le bellezze della natura sono solo la punta di un iceberg di tutto ciò che cerca di nascere ma non trova le condizioni adatte. La natura cresce dove può, la maggior parte non sopravvive; quindi il piano non salvaguarda tutto ma solo una piccola parte: ovvero il piano non c'è o è fallimentare. Questo è vero ma a nessuno importa.
  • Il male è il senso di tutto ciò che esiste poiché ogni cosa è male. L'individuo esistendo entra in un circolo di fatti che porta alla propria distruzione. L'unica certezza che riusciamo a provare è la distruzione di tutte le cose che ora esistono. Tutto ciò che sperimentiamo, esiste ed è finito. Ciò che non esiste invece è infinito, illimitato. La purezza, la perfezione sono nel non esistere; l'esistenza è un'imperfezione, un neo di quella perfezione che possiamo solo pensare.
  • Leopardi scrive per se stesso perché un giorno possa autocompiacersi di ciò che aveva fatto da giovane. Spera che da vecchio possa riscaldarsi con le opere della sua giovinezza.
  • Lui non ha nulla contro gli uomini, lui è contro la natura di ogni cosa. L'odio non serve, ma un lamento si.
  • Noi non siamo nulla, non sappiamo nulla, non abbiamo alcuna speranza dopo la morte. Crediamo di essere più forti ma in realtà corrispondiamo a nulla.

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