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martedì 20 settembre 2011

Lo stato e la pace nel mondo per Kant

Stato in Kant
I rischi dello stato di natura portano ad uno Stato con diritti umani inalienabili e poteri divisi uno Stato repubblicano con volontà collettiva che forma la legge (Rousseau). Nella prospettiva trascendentale il contratto sociale è il contratto originario (è una necessità concettuale non un fatto storico, è a priori), modello a cui devono tendere le politiche reali. In seguito sarà critico riguardo alla legittimità della rivoluzione francese e sul fatto che sia lecito resistere ad un potere costituito (i poteri si possono riformare, non soverchiare); incoraggia un uso pubblico della ragione.
Il compito dello Stato non è quello di portare i sudditi alla felicità; la felicità è personale e lo Stato non c'entra; lo Stato non ha un fine proprio ma quello della collettività generale (dei singoli). Deve limitarsi a fare in modo che ciascuno arrivi liberalmente al suo fine; non ha scopi riguardanti le virtù, la religione, l'economia, la felicità. Lo Stato crea le condizioni affinché i cittadini perseguano i loro fini: Stato liberale. È anche uno Stato di diritto-giuridico in cui ciascuno convive secondo una legge universale. È uno Stato formale poiché si occupa di come fanno le cose i cittadini, non di cosa fanno.

La pace e il cosmopolitismo in Kant
Kant crede nel cosmopolitismo fondato sulla ragione; le condizioni affinché ciò possa avvenire sono: regime repubblicano in ogni Stato (uguaglianza tra cittadini; tutti danno consenso per entrare in guerra); federazione di liberi Stati per cancellare i conflitti; fondare una federazione sul diritto all'ospitalità (lo straniero deve essere ospitato, ma non deve approfittare della situazione). Inoltre anticipando di circa 100 anni quel periodo Kant comincia già a criticare il colonialismo delle potenze europee.

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